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Esplode rabbia dei pescatori Bombe carta alla Camera

Un centinaio di manifestanti denuncia il credito negato alle banche, il caro-gasolio e la rigidità della Ue. Tafferugli con la polizia

Lucia Esposito
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Caro carburante, “credit crunch” -  la stretta creditizia da parte delle banche - e le severe regole dettate sia dall'Unione europea che dal governo italiano.  Queste le principali motivazioni della protesta di un centinaio di pescatori ieri mattina a Roma in piazza Montecitorio.  Con lancio di bombe carta, razzi di segnalazione, petardi e indossando giubbotti di salvataggio arancione, i marittimi hanno impegnato le forze dell'ordine nelle prime ore del pomeriggio. Tra le mani, oltre ai fumogeni, stringono teloni bianchi su cui campeggiano le motivazioni del sit in, scritte in rosso e nero.  «La Comunità Europea ci affonda», «vi state mangiando anche le nostre barche» o «le regole del Nord Europa non valgono per il Mediterraneo», recitano alcuni lenzuoli appesi sulle transenne.  Se la prendono anche con il premier Mario Monti: «La tua manovra fa Schettino», ironizzano. Non sono in molti ma le ragioni sono ben chiare: «Siamo qui per dire no alla licenza punti - ha detto uno dei pescatori - che ci vuole imporre la Comunità europea così come anche il giornale di bordo. Per non parlare poi del caro carburante: così non riusciamo ad andare avanti e c'è il rischio di un blocco totale». Gli animi sono infuocati e basta poco per scaldarli ulteriormente. Parte una raffica di bombe carta verso il Transaltlantico, le forze dell'ordine in tenuta antisommossa intervengono creando un cordone.  «Assassini, assassini!», «bastardi!». E ancora: «Vergogna! Siamo venuti qui ad elemosinare», ha gridato uno dei pescatori, «e non a fare queste pagliacciate. Siamo lavoratori e padri di famiglia. Ora voi picchiateci pure ma da qui noi non ci muoviamo». Dopo una prima carica i poliziotti retrocedono. Tre manifestanti però rimangono feriti ed uno resta  per circa un'ora riverso a terra. Un uomo ha una lesione alla testa, un altro una frattura alla mano destra. Entrambi vengono trasportati in ambulanza subito dopo una “carica di alleggerimento”. Un terzo, che accusava dolori alla gamba sinistra e al torace, è soccorso dopo qualche minuto.  Bisogna aspettare le prime ore del tardo pomeriggio  perché la protesta rientri. I pescatori rimontano sui pullman, parcheggiati a piazza Venezia, che li riporteranno a casa, mentre la Questura di Roma è già al lavoro per identificare  i responsabili dei tafferugli. Intanto la protesta dei forconi, dal Tirreno all'Adriatico, investe anche il settore marittimo, con le barche ferme in vari porti italiani e i pescatori sul piede di guerra. In Calabria, a Gioia Tauro, alcune decine di pescatori hanno manifestando pacificamente nella darsena del porto dove sono attraccati i loro pescherecci. I manifestanti che provengono dalle marinerie di Bagnara Calabra, Gioia Tauro, Nicotera, Catanzaro Lido, Soverato e Roccella Jonica lamentano le difficoltà legate al caro gasolio e gli interventi sulla carta licenza a punti.  Secondo l'analisi di Coldiretti ImpresaPesca l'aumento del prezzo del gasolio per la pesca - +25% rispetto al gennaio 2011 - costa duemila euro a barca. Ma i problemi non finiscono qui.  I pescatori non sono in grado di sostenere le spese per mettere a norma le barche in base al Pcp (il Piano europeo), che dovrebbe garantire il futuro della pesca.  «Ciò senza dimenticare», ricorda Coldiretti ImpresaPesca, «il crollo fatto registrare nel  2011 a livello di produzione, tanto da rendere necessari due mesi continuativi di fermo pesca». Come se non bastasse un ulteriore fattore di crisi è poi rappresentato dal problema del credito negato, “credit crunch”. «La quasi totalità degli istituti negli ultimi mesi ha ristretto gli affidamenti alle imprese del settore o di contro ove possibile», spiegano i pescatori, «ha elevato le garanzie». Un centin

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