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La rabbia dei pescatori: bombe carta alla Camera

A Montecitorio tafferugli, lancio di petardi e cariche delle polizia contro la rappresentanza che protesta dal mattino contro il caro gasolio

Giulio Bucchi
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La protesta dei pescatori contro il caro gasolio arriva fino a Montecitorio e finisce in rissa. Tafferugli davanti alla Camera, dove alle 17.15 ha preso la parola il premier Mario Monti, e diversi lanci di petardi e bombe carta che hanno provocato una carica di alleggerimento da parte della polizia polizia. Il bilancio degli scontri tra le forze dell'ordine e il folto gruppo di pescatori è di tre manifestanti feriti. Cariche della polizia e bombe carta: la rabbia dei pescatori Guarda il video degli scontri su LiberoTv   Lo scontro - Vi state mangiando tutto anche le nostre barche è uno degli slogan intonati a gran voce dai pescatori. Dopo la prima carica, la tensione è aumentata e i manifestanti hanno urlato agli agenti in tenuta antisommossa "bastardi, bastardi". I reparti della Polizia e dei Carabinieri sono intervenuti per interrompere il lancio di numerosi petardi, scagliati sulla piazza. I responsabili sono stati individuati e prelevati con la forza tra gli altri manifestanti, che hanno reagito cercando di  impedire il fermo dei compagni. Allora c'è stata una carica, in seguito alla quale alcuni manifestanti sono rimasti contusi. Dopo aver  costretto ad arretrare i pescatori di qualche decina di metri e aver formato un cordone, finita la tensione Polizia e Carabinieri sono arretrati di nuovo dietro le catene che delimitano l'accesso a piazza Montecitorio. Gli striscioni - I pescatori si sono ritrovati a Roma arrivando fin dal primo mattino da tutta Italia. Molti di loro indossavano giubbotti arancioni di salvataggio. Tre gli striscioni altri recitavano: La comunità europea ci affonda; le regole del Nord Europa non valgono per il Mediterraneo. Uno di loro ha spiegato: "Siamo qui per dire no alla licenza punti che ci vuole imporre la Comunità Europea così come anche il giornale di bordo. Per non parlare poi del caro carburante: così non riusciamo ad andare avanti e c'è il rischio di un blocco totale". Le ragioni della protesta - Già nei giorni scorsi erano iniziate le agitazioni dei pescatori. La protesta dei forconi, infatti, coinvolge anche il settore marittimo, con le barche ferme in diversi posti italiani. Nel mirino il costo del gasolio e "l'enorme aumento dei costi di gestione delle imbarcazioni, e le norme Ue, che prevedono spese ingenti nell'ambito del Piano comune per la pesca. Governo e Ue - spiegano - pretendono l'impossibile, non siamo più in grado di andare avanti, di sostenere le spese per mettere a norma le barche in pase al Piano europeo, che dovrebbe garantire il futuro della pesca ed invece ci sta stritolando. Se proprio dobbiamo morire, vogliamo decidere noi come farlo".

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