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Il prof Monti alla Merkel: Non vogliamo i tuoi soldi

Il premier: "Serve una nuova governance dell'eurozona per ridurre i tassi di interesse". Angela: "Non chiedeteci alcuna promessa"

Giulio Bucchi
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Mario Monti parla prima in Senato e poi alla Camera per riferire sulla situazione economica interna ed estera e sulla riunione dell'Ecofin appena conclusa e il suo sembra un duplice appello: ad Angela Merkel e ai partiti. Alle forze parlamentari Monti spiega che "l'Italia e le forze politiche devono giocare un ruolo attivo per far ridifinere in modo equilibrato l'assetto della governance dell'area euro", che in questa fase ha dimostrato diverse lacune. Di fatto, il premier chiede l'appoggio del parlamento per far sentire alta la voce dell'Italia a Bruxelles e Strasburgo, portando un pressing convinto sulla Germania, il paese più importante e solido e quello che più di ogni altro si sta opponendo alle soluzioni comunitarie della crisi: dagli eurobond all'aumento del fondo salva-stati, come richiesto tra l'altro dallo stesso Fondo monetario internazionale. Il messaggio alla Merkel - E nel pomeriggio, da Montecitorio, il premier manda un chiaro segnale alla Merkel. "Quando, in parallelo ai pesanti sacrifici per i cittadini, il governo chiede che l'Europa dia un segno di riconoscimento, non stiamo chiedendo denaro alla Germania: chiediamo che la governance dell'eurozona evolva in modo da consentire una ragionevole riduzione dei tassi di interesse". Il prof chiede dunque che "la governance dell'eurozona evolva in modo tale da consentire a quei Paesi che stanno facendo progressi che vengano riconosciuti i progressi nel loro risanamento e di vedere questo riflesso in termini di una ragionevole diminuzione dei tassi di interesse con la rimozione del rischio euro, che c'è per tutti, ma ovviamente grava su quei Paesi che per colpa loro o della loro storia hanno uno stock di debito particolarmente elevato". Intervento al Senato - "Nelle ultime settimane - aveva sottolineato il presidente del Consiglio in mattinata al Senato - il quadro economico in Europa ha subito un aggravamento". Eppure, "i contorni di una possibile via di uscita dalla grave crisi cominciano a prendere forma, alcuni tasselli cominciano ad avvicinarsi al loro posto". Ne è convinto Monti, anche se rieccheggiando quanto detto dal Fondo monetario internazionale "il superamento della crisi economica, finanziaria e sociale dipende da riforme strutturali nelle mani degli Stati membri. Ma risanamento e riforme rischiano di fallire  se non sono sostenute in modo conseguente da scelte a livello europeo”. Di nuovo, dunque, un forte appello alle istituzioni comunitarie per cambiare i "salvagenti" anti-crisi. E visto che, Sarkozy in testa, sono tutti convinti di eurobond, tobin tax e fondo salva-stati allargato, anche quello della mattianata sembrava un monito rivolto in particolare alla Merkel.La difesa di Angela - A Monti la Merkel ha indirettamente risposto dal summit di Davos. La Cancelliera ha spiegato che la Germania "non vuole essere pressata a promettere qualcosa che non può mantenere". Angela ha poi fatto appello alla solidarietà degli altri Paesi: "Se la Germania fa qualche cosa vogliamo essere seguiti anche dagli altri. Vogliamo soldiarietà". E per uscire dalla crisi "l'Europa deve fare molto di più rispetto al passato", "non solo attraverso misure di austerità ma anche attraverso riforme strutturali che portino più posti di lavoro". La Merkel ha sottolineato come in alcuni paesi Ue ci sono delle "difficoltà a livello di competitività. Ci sono debolezze strutturali da affrontare". Per quel che riguarda il futuro della moneta unica, Angela ha sottolineato che "per far funzionare l'euro" è necessario "dare più competenze all'Europa". Il messaggio del 'fiscal compact', ha aggiunto, "è che tutti dobbiamo introdurre un limite al debito e introdurre principi sui conti pubblici. Non ci devono essere più a lungo scuse altrimenti perdiamo credibilità". Ma a fronte dei nuovi diktat, da parte della Cancelliera è arrivata anche una nuova chiusura. La Merkl, infatti, ha ribadito che la Germania "non vuole un grande aumento del fondo di salvataggio europeo".    

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