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Facci: Sto con lui, a 28 anni o lavori o sei bamboccione

Il viceministro Martone provoca: "Se a quell'età sei ancora all'università sei uno sfigato". Ha ragione, eppure finisce alla gogna

Giulio Bucchi
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Persino Di Pietro si è laureato prima dei 28 anni: la cosa dovrebbe tagliare la testa al bisonte prima che la taglino anche a Michel Martone, viceministro del Lavoro secondo il quale un 28enne non ancora laureato è spesso «uno sfigato», come avrete straletto. Magari Martone avrebbe potuto aggiungere che un laureato, non di rado, è uno sfigato a qualsiasi età: perché manca il lavoro, perché la scuola non forma, e poi sì, perché un sacco di giovani - oggi più che mai - si chiudono nelle università anche per prolungare una sorta di anticamera della vita reale, sfuggendo ogni minimo approccio col mondo del lavoro. Gli studenti lavoratori - ciò che all'estero è normale, mentre da noi è considerato uno status da sfigati, quello sì - in Italia restano una minoranza, c'è poco da sproloquiare. Parlano i numeri. Un laureato di 28 anni perciò può essere uno sfigato due volte, ma questo lo scriviamo noi che non facciamo i viceministri: essere viceministro, viceversa, significa rinunciare a dire cose semplici e ovvie, e probabilmente Martone se n'è dimenticato. Ha espresso un concetto immediatamente percepibile e senza inventare neologismi (tipo il «bamboccione» di Padoa Schioppa) ma soprattutto ha detto qualcosa che pare ovvio per ragioni note e meno note. Meno noto, per esempio, è che in Italia ci si laurea in media dopo i 27 anni quando in Europa non si arriva ai 24, con un mercato che ormai è senza confini e rende i giovani italiani dei potenziali ritardatari agli appuntamenti che contano. Più noto, o forse solo più logico e condiviso, è che un 28enne non ancora laureato probabilmente non smania dalla fretta di vivere e sovente è un famigerato bamboccione - rieccolo - che preferisce attardarsi nell'alveo familiare con tutti i vantaggi e le comodità del caso. Queste banali considerazioni di buon senso, le nostre e quelle di Martone, restano valide indipendentemente dalle difficoltà di accesso agli studi che ovviamente variano da paese a paese. Un 28enne fuoricorso dell'Albania è diverso da un 28enne fuoricorso degli Stati Uniti, ma nell'insieme, tutto sommato, sono entrambi e relativamente degli sfigati. Il problema è che questa parola, «sfigato», non piace, perché il nostro è un paese bizantino ed è ritenuta espressione troppo diretta, o per taluni offensiva. Peggio che mai: è poco «sobria», come ha ammesso Martone con una parziale retromarcia che però ha lasciato intatta, crediamo, la sua frase ineccepibile: «Dobbiamo dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo. Essere secchione è bello, almeno hai fatto qualcosa». Dopodiché, di commentare le varie reazioni dei politici, non abbiamo nessuna voglia. Da una parte abbiamo i soliti dichiaranti che ragionano col pallottoliere dei voti, peraltro quasi sempre ignorando ciò che gli elettori pensano davvero. Dall'altra abbiamo svariate uscite di quegli sfigati (veri, quasi sempre fuoricorso) che sono i rappresentanti degli studenti più altri giovani-vecchi legati alla politica e dintorni. A parti rovesciate, tra l'altro: ieri il viceministro parlava come uno studente e gli studenti tromboneggiavano come burocrati. «Martone», tuonava ieri un comunicato, «potrebbe confrontarsi con gli studenti e raccogliere le loro istanze». Immaginarsi la voglia che si può avere di commentare le tonanti e originalissime dichiarazioni che spiccavano ieri tra le agenzie, fiumi di piombo firmati Gioventù e libertà, Unione degli universitari, Azione giovani, Flc-Cgil, Giovani Cgil, Giovane Italia, Giovani Udc, Rete studenti, Rete degli studenti medi, Giovani Pd, Azione universitaria, Giovani Api (sic), Giovani Udc, Officina Futura e altre ancora.  Tutti a scimmiottare il politichese, roba che Forlani in confronto sembrava Jovanotti. Ieri Martone, in soldoni, ha detto che laurearsi in tempo e con buoni voti è meglio del contrario, che è da sfigati. L'ha detto perché è vero. E lo sapevano tutti, i vari studenti, che Martone ha ragione: ma non erano disposti a dargliela. Come dei vecchi. Come degli sfigati. di Filippo Facci

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