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Sarkozy Dopo l'Eliseo bella vita con Carlà: Nicolas pensa al futuro da fannullone trombato

Il presidente francese in privato inizia a parlare di sconfitta elettorale. E di cosa farà dopo: "Niente politica, me la godrò"

Giulio Bucchi
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Sarkozy, ormai, inizia ad abituarsi all'idea che perderà le elezioni, e si mette a pensare a cosa farà da grande. Eh, sì! In Libia ricompaiono i gheddafisti e comunque il Cnt è tornato ai rapporti preferenziali con l'Italia. La triplice A è persa. In Afghanistan si evocano ormai scenari di fuga, anche se il ministro degli Esteri Juppé ha poi contraddetto il Presidente. L'approvazione della legge che rende reato la negazione del genocidio armeno apre uno scenario che lo stesso Juppé crede di poter padroneggiare riconoscendo che è «inopportuna» e chiedendo ai turchi di mantenere il «sangue freddo», mentre Sarkozy insiste che la legge «non è contro la Turchia»: inviti e chiarimenti cui l'ambasciatore di Ankara a Parigi ha risposto fuori dai denti, minacciando la «rottura totale». Sarkozy è poi arrivato in campagna elettorale in Guyana Francese, e subito la vita del dipartimento d'oltremare è stata funestata da un regolamento di conti tra bande di cercatori d'oro clandestini che ha fatto nove morti. Dulcis in fundo, è pure appena uscito il libro dei due giornalisti Mélanie Delattre e Emmanuel Lévy che si intitola “Un quinquennat à 500 milliards Le vrai bilan de Sarkozy”, e la cui tesi è che su 630 miliardi di euro di debito fatti dalla Francia durante il presente mandato presidenziale, solo 110 miliardi sarebbero dovuti alla congiuntura sfavorevole. Il resto, appunto oltre 500 miliardi, sarebbero tutto colpa di Sarkozy, e delle sue riforme «fatte totalmente a credito». Probabilmente Mélanie Delattre et Emmanuel Lévy esagerano. Però è vero che ormai a Sarkozy il socialista François Hollande, il suo principale concorrente, non lo nomina neanche più. Nel suo primo discorso elettorale ha detto:  «Il mio avversario non ha nome, né faccia, né partito, non si candiderà mai, anche se governa... È il mondo della finanza». Insomma, lui fa campagna elettorale contro le banche, e non contro un presidente che non serve a niente. E proprio una legge sulle banche è infatti una delle sue promesse principali: assieme a un calendario per il ritiro dall'Afghanistan, alla decurtazione del 30 per cento dello stipendio presidenziale, all'abolizione della legge anti-pirateria sul web e al voto per gli stranieri nelle elezioni locali. Ma il bello è che anche il candidato centrista François Bayrou, che pur in rapida risalita è tuttora solo quarto, ignora ormai Sarkozy: «Il mio nemico è invece la disoccupazione» ha detto rispondendo direttamente a Hollande. Come a indicare che tra loro due si giocherà la partita. Piccato, Sarkozy ha risposto a Hollande a sua volta senza citarlo direttamente pr nome, ma evocando la sua «mancanza di idee». L'impressione di disfatta annunciata è inoltre accentuata dalle indiscrezioni che si moltiplicano sulla stampa francese, e secondo le quali in privato Sarkozy sarebbe ormai rassegnato a sloggiare dall'Eliseo dopo soli cinque anni. «In caso di sconfitta, lascio la politica», avrebbe promesso agli intimi secondo quanti riferisce Le Monde. Certo, l'idea gli mette anche un po' paura. «L'uomo è fatto in maniera che tutto è organizzato perché si dimentichi che deve morire», è la frase di Pascal che amerebbe ripetere per spiegare la sua attrazione verso la droga del potere. È vero che prima di lui c'è il precedente di Valéry Giscard d'Estaing: presidente a soli 48 anni e costretto a sua volta a lasciare l'Eliseo a 55, si reinventò come leader di partito, capogruppo al Parlamento europeo, presidente del Consiglio regionale dell'Alvernia, presidente della convenzione sull'avvenire d'Europa, perfino consigliere comunale. Ma Sarkozy, che di anni in questo momento ne ha 57, ha detto di «non meritare» di «andare a parlare alle sezioni di partito». Molti ex-leader giovani come lui si sono rilanciati nel mondo delle conferenze e delle consulenze internazionali: ma la sua pessima conoscenza dell'inglese gli precluderebbe anche questa strada. Sembra invece che consideri con interesse il percorso dell'ex-cancelliere tedesco Gerhard Schröder, che è andato a lavorare con il gigante russo dell'energia Gazprom. «Anch'io nel futuro vorrei mettermi a guadagnare un po' di soldi» è una frase che Sarkozy ha detto non in privato ma al G20 di Cannes, lo scorso novembre. Ma c'è anche chi lo avrebbe ascoltato indugiare sulla possibilità di «viaggiare, iniziare le settimane dal martedì per finirle il giovedì sera». Proprio in riferimento alle origini italiane e nel jet set della moglie Carla Bruni si è così scritto che sente «il richiamo della Dolce Vita». di Maurizio Stefanini

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