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La risposta all'immigrazione? In Usa è l'autodeportazione

Il candidato repubblicano Romney favorevole al rimpatrio dei migranti illegali: "Saranno loro a voler tornare a casa"

Nicoletta Orlandi Posti
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La risposta al problema dell'immigrazione, ndr è l'auto-deportazione, quando le persone decidono di poter stare meglio se tornano nel loro Paese perché qui non possono trovare un lavoro non avendo i documenti richiesti dalla legge". Così il candidato alla nomination repubblicana Mitt Romney durante il dibattito che si è tenuto ieri sera a Tampa, in Florida, dove il prossimo 31 gennaio si svolgerà la prossima tappa delle primarie. L'ex governatore del Massachusetts ha dato questa risposta quando gli è stato chiesto come possa essere contemporaneamente favorevole al ritorno degli immigrati in patria e opporsi alle pratiche di rimpatrio forzato applicate dal governo federale. Secondo Romney, se i datori di lavoro controlleranno con più attenzione i documenti che i dipendenti sono obbligati a presentare, allora gli immigrati illegali decideranno da soli di lasciare gli Usa e il governo non dovrà rispedirli indietro con la forza. Una politica simile all'auto-deportazione proposta da Romney fu sperimentata dall'amministrazione Bush nel 2008. Gli immigranti illegali ebbero fino a 90 giorni per lasciare il Paese, ma il programma fu interrotto dopo meno di tre settimane, perché si presentarono soltanto otto volontari. Di seguito il governo federale rafforzò le politiche volte a rintracciare i clandestini: una politica a cui Romney dice di essere contrario. In Florida è fondamentale il voto degli immigrati, provenienti soprattutto dall'America Latina.

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