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Costa, il giallo dei clandestini Trovata morta sposina di Biella

E' una delle due vittime rinvenute oggi, totale a 15. La Protezione civile: "Persone salite illegalmente". Negativo droga-test su Schettino

Andrea Turco
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È di Maria D'Introno la "sposina di Biella", la giovane di 30 anni originaria di Corato (in provincia di Bari), uno dei due corpi recuperati oggi a bordo del relitto della nave Costa Concordia dai soccorritori. Ne ha dato comunicazione ufficiale il sindaco della cittadina pugliese. L'altro cadavere, anch'esso di una donna, non è ancora stato identificato. Il totale delle vittime accertate del naufragio della notte di venerdì 13 sale a 15, mentre i dispersi sono ufficialmente ancora 19. Non si placano, intanto, le polemiche sulla possibilità che a bordo della nave da crociera della Costa fossero imbarcati clandestini: domenica, il commissario delegato all'emergenza, il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, aveva dichiarato che a bordo del Concordia potevano esserci persone che non erano state registrate ufficialmente ma tollerate perché invitate da membri dell'equipaggio. I sospetti girano tutti intorno ad una donna ungherese che sarebbe tra i dispersi. La famiglia aveva denunciato la sua scomparsa, giurando che la donna si trovasse a bordo al momento del naufragio, ospite di un membro dell'equipaggio. Gabrielli ha spiegato che la ragazza "non risulta nella lista dei passeggeri e potrebbe come ipotesi non tanto peregrina, essere la donna ritrovata sabato a poppa, nella zona ristorante". Il commissario di bordo Manrico Giampedroni respinge invece i sospetti di clandestini a bordo. L'uomo, ricoverato in ospedale dove è curato per le ferite riportate dopo aver soccorso nuerosi passeggeri durante il naufragio, nega fermamente un'ipotesi del genere. "I controlli sono così capillari e gli elenchi così minuziosi - ha detto Giampedroni - che davvero è da ritenersi impossibile che a bordo ci sia gente di cui nessuno sa niente". Test negativi - Sono intanto risultati negativi i test sull'assunzione di droga eseguiti sul comandante Francesco Schettino. E' quanto si apprende da fonti giudiziarie. "Non avevamo alcun dubbio", è la laconica replica dell'avvocato difensore del capitano, Bruno Leporatti. Alcuni testimoni avevano riferito di aver visto Schettino bere vino e cocktail prima dello scontro sullo scoglio del Giglio, ma il test sulla percentual di alcool nel sangue era naturalmente impossibile da effettuare per il troppo tempo trascorso dal momento dell'incidente. Il giallo soccorsi - Le nuove rivelazioni sulla tragedia del Concordia gettano nuove ombre sulla Costa Crociere. Secondo quanto ha messo Schettino a verbale, sarebbero stati i vertici della società a temporeggiare prima di chiamare i soccorsi.  Avrebbero aspettato prima di chiedere il mayday  forse per evitare di pagare ingenti somme per l'invio dei soccorsi. E ora spunta la presenza di molti clandestini a bordo, persone ospitare dall'equipaggio che non risultano nei registri di bordo. Ma alcuni isolani hanno detto di aver visto anche lavoratori stranieri e al Giglio si diffonde la voce che lavorassero a bordo. 

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