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Sarkozy Rischia di perdere anche il ballottaggio Cerca il riscatto con un libro. Basterà a Carlà?

Con l'economia a pezzi Hollande e Le Pen avanzano. E per arginare il crollo il presidente annuncia una pubblicazione

Andrea Tempestini
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«Non saranno né i mercati né le agenzie che faranno la politica della Francia», aveva detto Nicolas Sarkozy ai francesi nel discorso di fine anno. Ma nel frattempo, assicurano i ben informati, quando parlava in privato con il suo entourage i toni erano ben altri: «Se perdiamo la tripla A, sono morto», aveva confessato. Mancano ancora tre mesi e una settimana al primo turno delle elezioni presidenziali del 22 aprile, che sarà poi seguito dal secondo turno del 6 maggio. Ma davvero la botta arrivata da Standard & Poor ha trasformato l'inquilino dell'Eliseo in un morto politico che cammina. E sì che ne aveva fatte di tutti i colori per risalire la china, dopo un quinquennio non particolarmente esaltante: le bombe sulla Libia di Gheddafi, le risatine su Berlusconi, la raffica di opa contro l'Italia, il cambio di regime imposto con un intervento militare in Costa d'Avorio, lo scontro con la Turchia sul genocidio armeno, le continue richieste di modifica dell'ordine internazionale. Il tutto a far mostra di una grandeur napoleonica impietosa verso le piccole potenze, o presunte tali. Inoltre la gravidanza di Carlà, che fa sempre simpatia. L'averle impedito di incidere un altro disco, che fa simpatia ancora di più. La Tobin Tax e l'iva sociale, per pescare a sinistra. Il tentativo di annessione di Giovanna d'Arco e i toni duri sull'ordine pubblico e l'immigrazione clandestina, per pescare a destra. E in effetti nei sondaggi qualcosina l'aveva recuperato, pur restando ostinatamente secondo dietro al non irresistibile socialista Hollande. Ma niente da fare. A parte gli scandali, col caso Bettencourt che lo ha tirato dentro fino al collo. A parte la svolta a favore dei matrimoni gay prima annunciata e poi smentita, che mostra come a furia di lanciare segnali a 360 gradi adesso anche a lui inizi a girare la testa. A quattro mesi dalle elezioni Sarkozy si presenta con un'economia a pezzi: 4 milioni di disoccupati ufficiali, 10 milioni di precari; un 10% di più ricchi che paga solo il 35% delle tasse contro un 50% più povero che paga il 45%; 1.300 miliardi di debit; una spesa pubblica al 55% del Pil. Soprattutto disoccupazione e perdita del rating rischiano di essere devastanti, nel momento in cui il presidente aveva tutto proiettato sull'immagine del direttorio franco-tedesco, con una Angela Merkel il cui Paese invece ha conservato la tripla A e ha un livello di occupazione record.  «Francia e Germania non giocano più nella stessa categoria», ha osservato amareggiato Le Monde. «La coppia è squilibrata e la Francia è finita al rimorchio della Germania». Che più o meno la stessa cosa che a Sarkozy avevano già rimproverato in campagna elettorale sia Hollande che Marine Le Pen: di essere succube dei tedeschi. È un'umiliazione niente male per chi faceva sorrisetti di sufficienza. È vero, i dati positivi e la sempre maggior potenza sullo scenario continentale non impediscono a Angelona Merkel di perdere un'elezione dopo l'altra. Ma figuriamoci allora cosa aspetta Sarkozy, il quale, come osservano oltretutto gli analisti, con tutta quella voglia quasi morbosa di apparire importante non ha fatto altro che tentare di supplire alla mancanza più assoluta di un qualsiasi slogan elettorale. Adesso, tanto per provare con lo stesso strumento estremo che permise a Mitterrand di risalire la china e riacciuffare il suo secondo mandato, ha fatto sapere che uscirà un suo libro per spiegare le scelte di questi cinque anni. Bisognerà vedere quanti francesi avranno ancora voglia di leggerlo.  Sarkozy sarebbe il secondo presidente della Quinta Repubblica a non essere riconfermato, dai tempi di Valery Giscard d'Estaing. Ma il primo che andrebbe al ballottaggio come secondo classificato. E rischia di essere anche il primo a non andarci proprio al ballottaggio, se l'umiliazione per il declassamento provocherà tra i francesi un risentimento tale da dare ulteriore vento anti-euro alle vele già gonfie di Marine Le Pen. «La battaglia per conservare la tripla A è stata persa, mi dispiace», ha detto dal canto suo Hollande. Ma «è la politica condotta dal 2007 che è stata declassata». di Maurizio Stefanini

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