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Tripoli bel suol d'amore: sbarcano le truppe italiane

Cento nostri ufficiali e sottufficiali addestrano i locali. E il premier Monti in Libia parlerà di nuove commesse all'industria militare

Nicoletta Orlandi Posti
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Due mesi e mezzo dopo la conclusione della missione della Nato truppe italiane tornano a mettere piede in Libia per dare il via all'Operazione Cirene, questa volta a gestione nazionale e concordata nell'ambito dei nuovi rapporti tra Roma e Tripoli. Nessun dettaglio è stato fornito dalla Difesa o dal Comando operativo di vertice interforze che guida tutte le operazioni all'estero ma da quanto emerge dal disegno di legge che converte il decreto di finanziamento delle missioni oltremare per il 2012 (con 1,4 miliardi di euro) l'operazione Cirene prevede l'impegno di 100 militari e 12 mezzi al costo di 10,082 milioni di euro per addestrare le forze di sicurezza libiche. Secondo indiscrezioni nei giorni scorsi sono arrivati a Tripoli sette consiglieri militari che costituiscono l'avanguardia del nutrito reparto che avrà il compito di curare l'addestramento dei militari libici la cui riorganizzazione dopo la caduta del regime di Gheddafi è ancora in alto mare. Esercito da rifare - La nomina del nuovo capo di stato maggiore, il generale (ex colonnello di Gheddafi) Youssef al-Mangoucha, già vice-ministro della Difesa del nuovo governo libico, risale ad appena dieci giorni or sono ed è stata duramente contestata da molte delle circa settanta milizie che combatterono il raìs e che continuano a mantenere le armi. Il team militare italiano è guidato da un colonnello e composto da 54 ufficiali e 46 sottufficiali provenienti da diversi reparti e specialità ma tra i militari in arrivo vi potrebbero essere anche carabinieri necessari ad addestrare le forze di polizia locali. L'invio dei nostri soldati a Tripoli è stato concordato in dicembre nell'incontro a Palazzo Chigi tra il premier Mario Monti e il presidente del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) libico, Mustafa Abdel Jalil che riattivarono il Trattato di amicizia italo-libico. Anche il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, aveva anticipato una richiesta libica di cooperazione nel campo della sicurezza ma dal governo non è uscita una sola parola sull'operazione che si stava preparando. Paese allo sbando - La Libia è allo sbando con ampie porzioni del territorio fuori controllo o in mano a milizie tribali. Per il Cnt è prioritario costituire forze credibili per il controllo  dei confini e il disarmo delle milizie ma è chiaro che il ruolo delicato affidato ora all'Italia potrebbe avere importanti sviluppi quando si tratterà di ricostituire le dotazioni delle forze armate di Tripoli anche sotto il profilo delle forniture militari.  Dopo la fine delle operazioni della Nato, il 31 ottobre, era previsto l'avvio di una missione internazionale di stabilizzazione composta da truppe degli stessi Paesi che avevano fatto la guerra a Gheddafi. Un'operazione mai decollata forse per le pretese del Qatar di ottenerne il comando, ipotesi non gradita al Cnt infastidito dal ruolo sempre più invadente dell'emirato che ha sostenuto con armi, truppe e denaro i gruppi islamici più estremisti. Oltre all'impegno bellico con navi e aerei, l'Italia aveva inviato la primavera scorsa a Bengasi dieci consiglieri militari che, con altrettanti francesi e britannici, costituirono un embrione di comando militare dei ribelli che combattevano le truppe di Gheddafi. Nei giorni scorsi la Difesa ha reso noto l'avvio della missione di addestramento all'esercito somalo effettuata anche da istruttori italiani in Uganda, che ci costerà un milione di euro nel 2012 per l'impiego di 15 militari. Sull'Operazione Cirene invece è stato mantenuto il silenzio al punto che il sito internet del Ministero della Difesa non contiene informazioni in proposito a parte una grafica che indica la presenza di soli 10 militari. Appena un decimo di quelli indicati nel documento presentato al Parlamento che dettaglia anche le spese suddivise in 7 milioni di euro per il personale e 3 milioni per il funzionamento della missione. di Gianandrea Gaiani

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