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E il premier paga lo stipendio pure alla moglie di Catricalà

Al Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza a capo c'è Diana Agosti Catricalà

Lucia Esposito
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Un curriculum di tutto rispetto. Su questo nulla da eccepire, per carità. E nemmeno sulla lunga scalata alla Presidenza del consiglio dei ministri, peraltro cominciata in tempi non sospetti. Però è curioso constatare che Diana Agosti, moglie del sottosegretario Antonio Catricalà, lavora negli stessi corridoi del marito. La sposa e lo sposo, seduti sulle stesse poltrone di Palazzo Chigi. E questo perché il presidente Mario Monti, lo scorso dicembre, ha confermato almeno fino alla fine di febbraio (e su indicazione del suo sottosegretario) la signora Diana Agosti Catricalà a capo del Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio. Una carica che vale, come quella di tutti i dirigenti di prima fascia, 90 mila euro. Nulla di scandaloso: il capo del governo si è portato Antonio Catricalà a palazzo Chigi, dove la moglie era già arrivata per concorso nel 1984. Ma il fatto che l'abbia riconfermata, fa riflettere gli italiani sulla vecchia piaga del familismo che non risparmia gli enti, né le istituzioni e tantomeno lascia immune il premier Monti. Alla faccia delle tanto predicate sobrietà, serietà, trasparenza e soprattutto dell'opportunità. Catricalà, consorte e, naturalmente, la fedele Giulia Zanchi: anche lei dalla presidenza dell'Antitrust è arrivata direttamente a capo della segreteria di Palazzo Chigi. La formidabile carriera di lady Catricalà, nasce e cresce per intero negli uffici della Presidenza del consiglio. Diana comincia come consigliere alla Direzione generale della proprietà letteraria artistica e scientifica, a metà degli Ottanta. Nel 1999 vince il concorso per dirigente e arriva a ricoprire il suo primo incarico di direzione nel Servizio convenzioni del Dipartimento per l'informazione e l'editoria. L'anno dopo viene nominata alla direzione del Servizio reclutamento e mobilità in un altro Dipartimento: quello del personale. Nel 2001 il ministro dell'Economia e delle Finanze la chiama a dirigere il servizio di controllo interno del suo dicastero. È il primo incarico, per Diana Agosti Catricalà, alla Direzione generale. Nel 2003 torna alla Presidenza con l'incarico di Dirigente generale del Dipartimento per il coordinamento amministrativo e assume, dopo quattro anni, l'incarico di capo del Dipartimento risorse umane e dei servizi informatici; funzioni che ricopre fino all'assunzione delle attuali: al vertice del Dipartimento per il coordinamento amministrativo dell'Ufficio di Monti. E del marito. Insomma il premier non solo si trova a dover fare i conti con un governo intasato da consiglieri di Stato e burocrati pubblici con incarichi doppi, tripli o quadrupli; Monti ha anche il problema delle poltrone multiple in famiglia. Poltrone ben retribuite. Poltrone riconfermate, ma che lasciano perplessi gli italiani.  Il cosiddetto «decreto salvaitalia» dovrebbe sferrare una sforbiciata agli indecenti stipendi spettanti per legge a certi doppi incarichi. In sostanza la norma stabilisce che chiunque è chiamato a ricoprire ruoli direttivi in ministeri, enti pubblici e authority non possa intascare una somma aggiuntiva superiore al 25 per cento dello stipendio di destinazione. Se il decreto verrà applicato, la scure non risparmierò nessuno, tantomeno Paolo Troiano: ex capo di gabinetto all'Antitrust di Catricalà (tanto per restare in famiglia), consigliere di Stato e componente della Consob (fuori ruolo da sei anni) e con 322 mila euro di emolumenti. Il taglio potrà avere l'effetto di «mutilare retribuzioni potenzialmente faraoniche grazie al regalone del triplo stipendio» come scrive Sergio Rizzo sul Corriere. E in questo caso, per il sottosegretario a Palazzo Chigi Antonio Catricalà, che sommava l'indennità da presidente dell'Antitrust allo stipendio di presidente di sezione del Consiglio di Stato, si prospetta un salasso. Anche se la poltrona all'Antitrust era comunque in scadenza e senza possibilità di rinnovo. Alla fine, insomma, gli andrà anche bene. Com'è andata di lusso alla moglie, riconfermata da Monti alla Presidenza del consiglio. di Cristiana Lodi

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