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Berlusconi (Silvio) si tiene Pato Questione di cuore e di Allegri

Il Cavaliere ieri a lungo al telefono con il brasiliano: colloquio decisivo per dire no al Psg. Meglio un campione di un allenatore

Giulio Bucchi
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Più Silvio che Barbara. C'è Berlusconi dietro il no di Pato al Psg. Quel "Io resto al Milan, è casa mia" con cui il Papero ha stoppato Adriano Galliani, che stava firmando in Inghilterra il contratto con Carlitos Tevez dopo aver detto sì ai 35 milioni di euro dei francesi per il brasiliano, è arrivato dopo una lunga telefonata con il "suocero". Certo, l'amore tra Pato e la figlia del presidente c'entra eccome. "Ogni giocatore ha il diritto di decidere la propria vita", ha commentato tra l'imbarazzato e l'arreso lo stesso Galliani. Berlusconi, in una giornata convulsa a Roma tra sentenza della Consulta sul referendum e voto su Cosentino, si è ritagliato un momento di privacy. Non c'era per nessuno, perché alla cornetta c'era il ragazzo che portò in rossonero a 17 anni, nel 2007. E l'età è proprio uno dei motivi che hanno convinto il Cavaliere a tenersi stretto Pato: ha 5 anni in meno di Tevez, senza contare che in prospettiva vale ben di più dei 35 milioni offerti da Leonardo e dagli sceicchi del Psg e in proporzione, naturalmente più della trentina di Tevez. Primo motivo a parimerito coi soldi: gli affetti. Terzo: la filosofia di Berlusconi, da sempre, è "prima i campioni poi gli allenatori". E dato che sulla cessione di Pato gravavano pesantemente i dissapori con mister Allegri, la conferma del brasiliano appare oggi di più un atto di sfiducia nei confronti del tecnico toscano.

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