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Corea del Nord, ai lavori forzati chi non ha pianto Kim Jong-Il

Il regime punisce con 6 mesi di riabilitazione nei campi di "formazione-lavoro" chi non ha sofferto troppo al funerale del caro leader

Nicoletta Orlandi Posti
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Tutto quel dolore ostentato dai nordcoreani al funerale di Kim Jong-Il, morto il 17 dicembre a Pyongyanga era apparso a tutti un po' sospetto, ma ne avevamo preso atto come un costume di quel popolo. In realtà il pianto senza lacrime e senza ritegno dei nordcoreani aveva una ragione: era la farsa che serviva ad evitare la tragedia. Sì la tragedia di una rieducazione forzata per chi non ha sofferto troppo per la scomparsa del "caro leader". Secondo il Daily Nk, "è stato disposto un periodo di almeno 6 mesi nei campi di 'formazione-lavoro' a chi non ha preso parte agli incontri tenuti nel periodo di lutto o che hanno partecipato senza piangere o che lo hanno fatto sembrando poco convincenti". Le persone accusate di aver fatto circolare voci critiche sul passaggio del potere al nuovo “comandante supremo”' Kim Jong-Un, terza generazione della famiglia Kim, sono state anche inviate nei campi di rieducazione o 'spedite' con le loro famiglie nelle zone rurali più remote. Il Daily Nk, di base in Corea del Sud e molto addentro alle vicende del Nord, ha scritto di aver appreso le misure punitive da una fonte della provincia del Nord Hamkyung secondo cui i processi pubblici sono partiti a tutti i livelli il 29 dicembre, ultimo giorno di lutto, per concludersi l'8 gennaio. guarda le foto nella Gallery: "Nord Corea, obbligatorio piangere"

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