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Cosentino, il sì all'arresto per far cadere il governo

La Lega frega Berlusconi: la Giunta scarica il coordinatore del Pdl. Il Carroccio mira a destabilizzare il quadro politico e a cacciare Monti

Giulio Bucchi
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La Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha detto sì all'arresto di Nicola Cosentino, il coordinatore del Pdl in Campania indagato per associazione mafiosa. Undici voti favorevoli contro 10 contrari, decisivi i due rappresentanti leghisti. Giovedì è previsto il voto nell'Aula di Montecitorio. Nessuna sorpresa, dunque, da quella che si era presentata nelle ultime ore non solo come una votazione ad personam, sul potentissimo coordinatore azzurro, ma soprattutto un braccio di ferro tra gli ex alleati Pdl e Lega. Ieri, lunedì 9 dicembre, l'ex ministro Roberto Maroni aveva annunciato apertamente il voto favorevole all'arresto della Lega. Inutile il tentativo in extremis di Silvio Berlusconi di convincere Umberto Bossi a fare un passo indietro. Il nuovo strappo tra Lega e Pdl (cui si aggiunge un altro sgambetto in Commissione bilancio, con il no al decreto Roma Capitale) sembrerebbe poter decretare la fine dell'asse del Nord. Sempre che giovedì. al voto 'vero', da parte del Carroccio non arrivino delle sorprese. Sorprese gradite a Cosentino, il Cavaliere e il Senatùr, meno a Maroni. La scheda Chi è Nicola Cosentino Mossa per far cadere il governo - E' difficile immaginare che in aula il voto su Cosentino possa avere un esito differente rispetto a quanto avvenuto in Giunta. La Lega Nord, che insieme all'Idv ma con toni ancora più accesi resta l'unico partito d'opposizione al governo di Mario Monti, con l'arresto del coordinatore campano del Pdl innescherebbe una reazione a catena da cui spera di trarre beneficio. La prima conseguenza della decisione del Carroccio viene testimoniata anche dalle parole di Fabrizio Cicchitto di cui vi diamo conto nel resto dell'articolo. Cicchitto spiega che con questo voto i rapporti tra i partiti cambiano radicalmente: addio all'armonia e alla coesione su cui conta l'esecutivo tecnico per sopravvivere. L'arresto del coordinatore minerebbe alla radice la collaborazione tra il Pdl e il Pd: i democratici si sono detti soddisfatti dell'esito del voto in giunta. Ovviamente il ruolo della Lega, vero ago della bilancia nel voto sull'ordinanza di custodia cautelare, incrina forse definitvamente il rapporto tra il Carroccio e gli azzurri. Bossi e i suoi, la linea ormai è evidente, puntano forte sulla lotta barricadera su tutti i fronti per riguadagnare consenso in vista delle urne (che dopo il probabile arresto di Cosentino potrebbero essere più vicine di quanto si possa oggi immaginare). L'ira di Cicchitto - Dopo la decisione della giunta, le reazioni della politica. Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputatui del Pdl, è stato durissimo: "La giunta ha commesso un gravissimo errore che ci auguriamo venga corretto dal voto in Aula. Se qualcuno pensa che operazioni di questo tipo non peggiorino il quadro e i rapporti politici, sbaglia in modo profondo". A Cicchitto ha indirettamente risposto il ministro della Giustizia, Paola Severino, che ai cronisti che le chiedevano se l'esito del voto possa intaccare il clima di collaborazione tra i partiti ha risposto: "Spero di no". La Severino ha poi aggiunto al termine della riunione della Commissione Giustizia del Senato per l'esame del decreto sulle carceri: "Non conosco gli atti, e non parlo mai di vicende giudiziarie che non conosco". Stracquadanio: "Fumus persecutionis" - "Quindi le parole di Giorgio Straquadanio: "I giustizialisti che in Giunta per le Autorizzazioni a procedere hanno votato in favore dell'arresto di Cosentino sono anche volgarmente ipocriti. Sono settimane che avevano annunciato la loro decisione senza nemmeno aver approfondito le carte. E ora piangono lacrimucce, fingendo sofferenze che nascondono in realtà un sadico piacere di rivalsa politica". Così il parlamentare del Pdl, che ha aggiunto: "Onore al merito al collega Luca Paolini, che ha limpidamente dichiarato di aver dovuto seguire una direttiva impostagli dal partito, e al collega Maurizio Turco, che ha confermato la limpida tradizione garantista e repubblicana dei Radicali. Solo ragioni di vendetta politica possono far dire che nel caso di Nicola Cosentino non esista il fumus persecutionis". La soddisfazione del Pd - Soddisfatto invece il Partito Democratico. Il presidente della Giunta, Pierluigi Castagnetti, ha spiegato che a suo parere il via libera all'arresto di Cosentino è stato "una pagina difficile" in cui la Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera ha tenuto "un atteggiamento di coerenza e serietà. C'è stato un esame rigoroso del caso da parte di tutti i membri della giunta, siamo soddisfatti perché la decisione è stata presa con responsabilità e serenità. La maggioranza della giunta ha ritenuto che non vi sia 'fumus persecutionis' nei confronti del deputato di Pdl". Quindi la replica a Cicchitto: "Sbaglia di grosso. La Giunta ha operato in modo impeccabile e nel pieno rispetto di tutte le garanzie costituzionali". Silenzio leghista - Bocche cucite invece in casa della Lega Nord, ad eccezione di Matteo Salvini e Luca Paolini. "Noi chiediamo e prendiamo voti per amministrare regioni e città, non chiediamo la fedina penale dei politici", ha detto il capogruppo del Carroccio in consiglio comunale a Milano ai microfoni di Tgcom24 rispondendo a Maurizio Turco che si domanda dove sia stato, negli ultimi anni, Maroni, dal momento che non sapeva di lavorare con il referente nazionale dei Casalesi. "La Lega ha tanti difetti ma non quello dell'incoerenza. Quando decidiamo di fare una cosa andiamo fino alla fine". E sui rapporti col PDL ha aggiunto: "Lavoriamo bene su determinati fronti, la vicenda Cosentino è a sè. La manovra ci ha visti contrari e all'opposizione, rispetto al PDL. In un mese e mezzo Monti non ha mai pronunciato la parola federalismo che per noi è fondamentale per mandare avanti il Paese, se così è, se lo votino loro. Noi stiamo all'opposizione". Un commento è arrivato anche da Luca Paolini: "Ho perplessità personali sull'impianto accusatorio, ma è una mia opinione e non riflette l'orientamente del movimento. Pur avendo esposto valutazioni diverse su alcuni aspetti della vicenda abbiamo osservato l'indicazioni del partito", ha sottolineato il deputato del Carroccio. "Io sono garantista - ha aggiunto - e credo che prima si debba fare un processo e poi si possa mandare la gente in galera. Nella Lega non è prevalsa nessuna linea Maroni, c'è stato un organismo federale che ha deciso all'unanimità".

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