Ecco come i partiti fanno soldi con le nostre tasse: 3 miliardi
Referendum del '93 abolì il finanziamento pubblico, ma ecco che la politica si inventò i rimborsi: da allora 300 milioni l'anno
Si è parlato così tanto degli stipendi dei parlamentari, che molti si erano scordati che per foraggiare la casta i contribuenti devono anche sborsare ogni anno i soldi per gli intramontabili finanziamenti pubblici ai partiti. Qualcuno, forse tratto in inganno dal referendum radicale del 1993 che li aveva aboliti, pensava addirittura che non ci fossero più. In realtà, non solo non sono scomparsi, ma sono sempre più sostanziosi. Secondo i calcoli effettuati lo scorso anno dalla Corte dei Conti quelli che ora si chiamano rimborsi elettorali ci sono costati dal 1993 ad oggi la bellezza di 2.254 milioni di euro (senza includere le europee del 2009 e le regionali del 2010). La beffa è che per sostenere i costi delle cinque consultazioni politiche, tre europee e tre regionali che si sono svolte nel periodo i partiti politici hanno speso in tutto solo 579 milioni di euro. Stesso discorso con le ultime elezioni politiche del 2008, a fronte di spese dichiarate di 135 milioni i partiti si beccano 501 milioni per cinque anni. Contributi miracolosi - Il miracolo della moltiplicazione delle prebende è dovuto al fatto che, come prevede la legge attualmente in vigore i rimborsi non vengono calcolati, così come sembrerebbe logico fare, sulla base delle spese, ma sulla base dei voti che ciascuna formazione politica porta a casa. Si stabilisce un bel coefficiente e si fa l'operazione. Non solo. Il pagamento viene effettuato ogni anno a prescindere dall'effettiva prosecuzione della legislatura. Per arrivare a questo risultato ci sono voluti non pochi interventi legislativi. La prima legge è praticamente di qualche giorno dopo il referendum abrogativo, nel dicembre 1993. Lì avviene la trasformazione del finanziamento pubblico in rimborso. Il cerchio si chiude - Un passaggio nel 1997 confonde un po' le acque con un regimi transitorio e una cifra assegnata a tavolino. Finché, nel 1997, il rimborso torna ad essere un finanziamento vero e proprio attraverso la norma che slega il contributo alle spese effettivamente sostenute. Il cerchio si chiude soltanto nel 2006, quando, oltre a slegare rimborsi e spese, si abolisce anche la corrispondenza tra i soldi ricevuti e la prosecuzione della legislatura. Il risultato è che ogni anno le somme si accavallano e si incrociano e portano nelle tasche dei partiti circa 300 milioni. Prendiamo il 2008, anno particolarmente ricco per la casta. Alle formazioni politiche arrivano 99,9 milioni di euro per la terza rata delle elezioni politiche del 2006, 100,6 milioni per la prima rata del contributo per quelle del 2008, 41,6 milioni per la quarta tranche delle regionali del 2005 e 49,4 milioni per la quinta rata delle europee del 2004. Stesso discorso nell'anno successivo. Resta praticamente tutto uguale, solo che al contributo per le europee del 2004 (finalmente concluso) si sostituisce quello per le europee del 2005. E via così fino ai giorni nostri, dove le tre consultazioni si incastrano in un perfetto domino per garantire sempre la stessa cospicua cifra. La rendita di Prc - Certo, qualcuno di tanto in tanto resta a bocca asciutta. Dal 2011, ad esempio, Rifondazione comunista ha dovuto rinunciare ai suoi 6 milioni e 987 mila euro all'anno. Siamo però sicuri che nessuno sia sia lamentato più di tanto. A fronte di spese accertate dalla Corte dei Conti per le elezioni del 2006 di un milione e 636 mila euro, infatti, il partito dei duri e puri del comunismo si è visto assegnare complessivamente un bottino di 34 milioni 932 mila euro. Si tratta praticamente di 2.135 euro per ogni 100 spesi. Un ritorno dell'investimento che neanche lo speculatore più spregiudicato riuscirebbe ad ottenere. Investimenti leghisti - Ma come Rifondazione comunista hanno avuto i loro bei guadagni tutti i partiti del cosiddetto arco costituzionale, dal Popolo delle Libertà al Partito democratico, fino all'Italia dei Valori. Anche quella Lega Nord sempre pronta a puntare il dito ed ora pizzicata con le mani nella marmellata ha avuto il suo business. A fronte di spese accertate dalla magistratura contabile di 2 milioni e 940mila euro, il Carroccio ha incassato, o meglio continua ad incassare fino al 2012, 41 milioni e 385 (8 milioni e 277mila l'anno). L'investimento è un po' meno redditizio di quello di Prc, ma anche i leghisti si difendono: con 100 euro se ne ritrovano in mano 1.408. di Sandro Iacometti