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Omicidio a Roma, Napolitano e "il grande popolo cinese"

Il presidente visita in ospedale la moglie di Zhou Zeng. "Gesto d'affetto". E di diplomazia politica: Pechino voleva risposte forti

Giulio Bucchi
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Giorgio Napolitano riscopre la Cina. Più che le vecchie infatuazioni per la rivoluzione maoista, il presidente della Repubblica abbraccia idealmente Pechino anche perché Pechino ha chiesto ufficialmente una posizione forte delle autorità italiane sul caso del duplice omicidio di Tor Pignattara che ha visto massacrati senza pietà il 31enne Zhou Zeng e sua figlia Joy, 9 mesi appena. Un fatto di cronaca tremendo che ha sconvolto l'Italia e che ha rischiato anche di incrinare i rapporti diplomatici con una delle comunità straniere più numerose, ricche ed influenti. Non a caso, ieri Napolitano si è recato all'ospedale San Giovanni, dov'è ricoverata la moglie di Zhou, Liyan, scampata all'aggressione. Insieme al presidente, c'è era l'ambasciatore cinese in Italia, Ding Wei. "Il mio è stato soprattutto un gesto di vicinanza affettuasa a una madre distrutta dal dolore - ha commentato un commosso Napolitano -. E, allo stesso tempo, un gesto di amicizia verso il grande popolo cinese e di solidarietà verso la sua comunità che opera pacificamente e costruttivamente in Italia". guarda il video su Libero Tv: Fiori bianchi e fasce a lutto per Joy e Zhou Due pesi e due misure - Atto dovuto e di sensibilità istituzionale, certo. Fa un po' effetto ricordare come in un altro caso di cronaca nera recente e choccante, l'omicidio dei due ambulanti senegalesi a Firenze ad opera di un fanatico xenofobo, Napolitano non ha presenziato ai funerali e non ha risposto alle richieste del governatore toscano di cittadinanza per le vittime. Altro particolare: l'assassino, in quel caso, era italiano, mentre i due probabili killer di Roma sarebbero maghrebini. Ricerche senza sosta - Continuano intanto le azioni dei Carabinieri per monitorare i siti sensibili della Capitale. All'alba è scattato un blitz presso lo Scalo San Lorenzo, a poche centinaia di metri, in linea d'aria, dal luogo dove è stata trovata la borsa rapinata dagli assassini del papà e della bambina cinesi. Sono stati controllati 25 vagoni ferroviari all'interno dei quali dimoravano 36 persone di origine nordafricana, molti dei quali sprovvisti di documenti. Gli inquirenti sperano ancora di trovare tracce dei due maghrebini per cui ieri la Procura ha emesso due decreti di fermo. Uno dei due è quasi sicuramente riuscito ad allontanarsi e ad andare al Nord, magari anche all'estero. Il timore è che entrambi siano riusciti a trovare rifugio presso le comunità nordafricane in Francia o Spagna. Per oggi è prevista una fiaccolata delle comunità straniere della Capitale. "Non è fatta per chiedere integrazione ma per chiedere sicurezza - ha sottolineato il sindaco Gianni Alemanno -. Come tutti i cittadini italiani, anche i cinesi chiedono sicurezza e controllo del territorio, è una svolta clamorosa dal punto di vista culturale".  

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