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Facci: suggerimento a Monti, battere cassa con le squillo

L'allarme prostituzione della Mussolini è un'idea per il premier. Tassare le prestazioni sessuali: non sono più immorali dello scudo fiscale

Giulio Bucchi
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«Con Monti più prostitute». La frase campeggiava su qualche sito e appartiene alla sempre moderata Alessandra Mussolini, secondo la quale il governo «spinge i giovani sulla strada» perché «c'è un boom di prostituzione giovanile e studentesca e credo che parte delle colpe sia dei provvedimenti economici di Monti». Ora: a parte che è difficile credere che ci siano più prostitute adesso che col governo Berlusconi (è una battuta sino a un certo punto) la Mussolini deve stare attenta a non svegliare il can che dorme, perché se l'Europa è il solo e vero riferimento di Monti - e lo è - finisce che si mette a tassare le prostitute come avviene nella mitica Germania. In Italia la prostituzione è già legale (ma non legalizzata) e da più di cinquant'anni la classe politica e la società civile rinviano un problema che imbarazza tutti, ma che visto di spalle rappresenta una branca del terziario che è irrinunciabile per tanti elettori, e - a quanto pare - per tanti eletti. Monti ha già sfondato muri che sembravano incrollabili: in cambio di uno sconto sull'Imu, senz'altro, gli italiani forse sarebbero pronti anche a questa rivoluzione. Qualcuno dirà che c'è un problema di moralità: come se lo scudo fiscale fosse morale. E comunque è vero: si tratta di decidere, in effetti, se sia più immorale che una prostituta paghi le tasse oppure che non le paghi. di Filippo Facci

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