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ALLARME IN FAMIGLIAI nostri figli con la dipendenza da YuGiOhInfernale gioco asiatico a 5 euro la bustina

Le carte collezionabili sono ispirate a un cartone animato giapponese: una vera e propria droga di carta

Selvaggia Lucarelli
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Ci sono genitori che si ritrovano con un figlio emo. Altri con la figlia che sogna di regalare la verginità a JustineBieber. C'è a chi tocca il figlio grillino, a chi quello col piercing sulla lingua. Ci sono madri e padri a cui tocca la sventura d'avere il figlio bullo o che sogna di vincere Amici o che fa gare clandestine con gli scooter truccati.  A me è toccato un figlio con la dipendenza da YuGi Oh!. Sì, lo so, molti di voi non sanno di cosa stia parlando e si sono già convinti che mio figlio non possa fare a meno di masticare radice di ginseng giapponese, ma purtroppo il dramma è ben più catastrofico. YuGi Oh! è infatti il nome di un gioco giapponese di carte collezionabili che da qualche anno a questa parte ha assunto le dimensioni di un vero e proprio fenomeno mondiale, capace di coinvolgere un target la cui forbice è più ampia di quella degli estimatori della sora Ferilli. Fin qui sembrerebbe tutto nella norma. Magari avete avuto un figlio che giocava con le carte Pokemon e vi sembra che la faccenda sia innocua, ma dimenticate topolini e coniglietti, dimenticate carte con indicazioni di gioco del tipo “Lancia una moneta, se esce croce questo attacco non ha effetto”.  Nulla sarà come prima - Dimenticate una vita familiare serena con bambini che disquisiscono di Sponge Bob e Jack Sparrow, perché se avete un figlio che entra nel tunnel dello YuGi Oh!, nulla sarà più come prima. Tanto per cominciare, vi sentirete dei vecchi rintronati anche se avete trent'anni e siete a capo di un'azienda quotata in borsa con seimila dipendenti. Il motivo è semplice: tutto, in questo gioco infernale, è talmente complesso e impenetrabile da far sembrare una conferenza di Saccomanni, un pomeriggio in beautyfarm. I nomi delle carte sono più lunghi di un cognome di un marito di una sorella Borromeo a caso, per cui ogni volta che mio figlio mi chiede «Mamma, hai visto mica “ Cxyz Corazzata Fiore di ciliegio?” o “Numero 30 Golem acido della distruzione?” o “Numero 102 Sentinella Serafino delle stelle?»,  penso a quando chiedevo a mia madre «Mamma, hai mica visto il gessetto che devo giocare a campana?» e una lacrima tiepida e amara solca la mia guancia destra. Una seconda lacrima solca la mia guancia sinistra quando mio figlio mi chiede di fare una partita con lui.  Il regolamento di YuGi Oh! è una roba che fa venir voglia a un genitore di chiedere scusa alla vita tutte le volte che s'è lamentato perchè  per montare il galeone Perla nera dei Lego ha preso sei giorni di ferie dal lavoro e chiesto l'intervento del capocantiere di Citylife. Se vi sembra che esageri, vi riporto testuale il regolamento di gioco di una carta qualunque del mazzo (cavaliere gemma diamante maestro): «Deve prima essere evocato tramite fusione. Questa carta guadagna 100 atk per ogni mostro “Gemma” nel tuo cimitero. Una volta per turno puoi bandire un mostro fusione cavaliere gemma di livello 70 o inferiore dal tuo Cimitero fino alla End Phase, il nome e l'effetto originale di questa carta diventano gli stessi di quel mostro bandito». Onestamente, ho sentito Sara Tommasi rilasciare dichiarazioni più lucide. E vi garantisco che ci sono carte con indicazioni ben più criptiche. Il problema però non è tanto il fatto che dopo la lettura della prima riga il genitore medio si convinca di avere in mano la bozza dell'apertura del prossimo concerto di Renato Zero, ma il fatto che i propri figli, invece, capiscano perfettamente il senso di quelle cinque righe. E non solo, che abbiano imparato a memoria il regolamento di ogni singola carta.  «Beh, saranno venti carte», direte voi. Ecco. Sappiate che l'umanità è al momento meno approssimativa nel calcolo del numero di asteroidi vaganti nello spazio siderale, che nel calcolo delle carte YuGi Oh! esistenti sul pianeta terra. I più ottimisti dicono 10 000, i meno ottimisti stimano il numero in 20 000 carte. A questo punto, il dramma del genitore con figlio nel tunnel degli YuGi Oh! dovrebbe cominciare a sembrarvi più chiaro.  Dopo 8 ore di lavoro... - Immaginatemi per un attimo tornare a casa dopo otto ore di lavoro, un'ora nel traffico, la cena da preparare e sentirmi dire: «Allora mamma, ci sono già le carte pronte sul tavolo, io evoco Drago fotonico occhi galattici con tre mostri di livello nove, metto Drago polvere tricefalo in posizione di attacco e termino il turno. Tu chi evochi?».  Capirete che se dicessi il nome di tutti i santi e le figure religiose che mi viene voglia di evocare in quel momento, affiderebbero mio figlio agli assistenti sociali in un quarto d'ora massimo, per cui fingo di capire qualcosa per due minuti, lascio che mio figlio mi tratti da povera mentecatta incapace di comprendere delle istruzioni semplici quanto il manuale di guida dello Space Shuttle e rimpiango  gli anni andati in cui dicevo «lo faccio vincere» a qualsiasi gioco, perché non solo non riesco a vincere mezza partita ma ho la perenne sensazione tipica della prima volta: non comprendo neppure cosa mi stia accadendo.  La misera consolazione è che lo stesso vale per quasi tutti i genitori, per cui i figli si sono organizzati adeguatamente dandosi appuntamento in alcuni punti della città per giocare tra di loro. Il fenomeno è ignorato dalla maggior parte dei cittadini, ma esiste una sorta di massoneria dello YuGi Oh!. A Milano, nel negozio Pianeta Hobby, tutti i pomeriggi si radunano frotte di ragazzini di tutte le età e occupano i numerosi tavoli sfidandosi a colpi di attacchi, difese evocazioni. E accade in tutte le città d'Italia, d'Europa, del mondo, tanto che da anni ci sono i campionati europei e mondiali di YuGi Oh!, in cui gli italiani pare facciano sempre una gran bella figura. Pronunciate i nomi dei campioni italiani di YuGi Oh! Dario Longo, Stefano Memoli e Stefano Lentia mio figlio e cadrà in ginocchio trasfigurato. In tutto ciò, ho omesso un particolare non trascurabile: una bustina con cinque figurine costa circa cinque euro, quindi un figlio col vizio del videopoker costa a un genitore decisamente meno che un figlio col vizio dello YuGi Oh!. L'unica, magra consolazione, è che nel 2013 il campionato europeo l'abbia vinto un greco, stracciando in finale un tedesco. Della serie: se Enrico Letta non vince la sfida con la Merkel su conti e risanamento, può sempre provare a umiliarla con lo YuGi Oh!.

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