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Al Colle basta eleggere una persona viva (e non pazzi come Gino Strada)

Facci visto da Vasinca

Il presidente della Repubblica deve criticare, si può criticare, si può persino incrociarne lo sguardo senza trasformarsi in statue di sale

Andrea Tempestini
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  di Filippo Facci Per capire che Gino Strada non è adatto al Quirinale basta non essere completamente cretini, ma per capire che non è più tempo di candidati tipo Romano Prodi o Giuliano Amato basta non essere completamente ottusi. Le cose cambiano, anche se il grillismo e l'antipolitica sono solo dei segni come tanti altri: non piazzare al Quirinale direttamente un pazzo non significa doverci piazzare una mezza mummia o dei personaggi che erano vecchi anche da bambini. Le cose cambiano, le mediazioni esistono. Avere la necessaria esperienza istituzionale e politica (politica, sì) non significa incedere in un ruolo intangibile e sacrale, pretendere l'unanimismo a ogni parola, metaforizzare in chiave politica ogni discorso fatto agli studenti o durante le inaugurazioni e le celebrazioni: non ce ne frega più niente di un ruolo così. Il presidente della Repubblica deve criticare, si può criticare, si può persino incrociarne lo sguardo senza trasformarsi in statue di sale. Nella Prima Repubblica la prima carica dello Stato doveva apparire discreta e non disturbare e non dividere: ma oggi uno così non conterebbe niente, saprebbe solo di pratica espletata come dapprima si credette per Cossiga, Scalfaro e Napolitano: tutte anime addormentate che la grezza realtà ha poi costretto a bruschi risvegli, ridestandole dal sarcofago in cui le si credeva rinchiuse. Oggi basterebbe eleggerne uno che non solo sia vivo, ma che lo sembri.      

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