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Facci: l'allarme in Garfagnana, i giudici fanno paura quanto il terremoto

Giulio Bucchi
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  di Filippo Facci Forse in zona Garfagnana dovrebbero dormire all'addiaccio per sempre: sarebbe più prudente e sicuro, un terremoto in una zona del genere può sempre capitare, oltretutto meglio dormire all'aperto piuttosto che in galera, laddove, cioè, in si rischia di finire nel caso si sottovaluti un sisma: sottovalutazione giudicata tale dopo che il sisma c'è stato, naturalmente. Facciamo gli spiritosi? Mica tanto, perché dopo l'allarme della Garfagnana (o l'allarmismo: vai a capire) la sola idea di dire «tornate nelle vostre case» fa tremare quantomeno i polsi. Chi se la prende la responsabilità? Sindaci, tecnici e funzionari sono rimasti a lungo stretti tra la possibile accusa di procurato allarme e sottovalutato allarme. Il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, ieri, l'ha anche detto: «Che cosa avremmo dovuto fare, tenere le informazioni nel cassetto? Abbiamo deciso di renderle pubbliche. Se questo è allarmismo, allora andatelo a dire ai sei imputati dell'Aquila». Che poi non sono imputati: sono condannati in primo grado per «omicidio colposo plurimo e lesioni colpose», colpevoli cioè di aver eccessivamente rassicurato gli aquilani circa la possibilità di una sisma che poi si verificò nella notte del 6 aprile 2009. Si parla di sei esperti e del vicedirettore della Protezione civile, tutti componenti della commissione Grandi Rischi, tutti condannati nell'autunno scorso per aver dato avvertimenti insufficienti o meglio «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie». Il frutto avvelenato di quella sentenza l'abbiamo assaggiato ieri alla Garfagnana; da una parte gente anche seccata, stufa, con bambini ed anziani a carico, sospettosa, che non vede l'ora di far ritorno nelle proprie case; e poi altra gente, non meno seccata e sospettosa, che al contrario lamentava che l'allarme non è stato abbastanza tempestivo: il primo dispaccio della Protezione civile nazionale è arrivato alla Protezione civile regionale 18.55 di giovedì, poi è passato alla Provincia e alla Prefettura di Lucca alle 20.30, poi l'allarme si è diffuso in tutto il territorio, per gradi, ed è arrivato infine ai cittadini già «vecchio» di 14 ore: e ora molti si lamentano, anche perché parliamo di una zona interessata dal terremoto di magnitudo 4.8 dello scorso 25 gennaio. Altrove, come in Cile o in Giappone, sismi della stessa magnitudo non fanno notizia e non impongono neppure di avvisare la popolazione: ma lì c'è l'edilizia antisismica, da noi ci sono antichi centri storici o paesi edificati prima di norme antisismica. Da qui la situazione che sappiamo. E, da qui, la sindrome che ieri e l'altro ieri ha prodotto una macchina più che efficiente: sale operative comunali e intercomunali, punti di ricovero immediati per 1300 tra anziani e disabili e bambini, senza contare l'incredibile quantità di persone che hanno passato la notte nei parcheggi, in auto, lungo le strade. Ovviamente hanno chiuso le scuole. Ovviamente hanno intasato le strade. Ovviamente hanno attivato i protocolli per evacuare gli ospedali. E' partito anche un apposito servizio anti-sciacallaggio. Insomma tutto bene, tutto zelante, ma il punto resta il solito: e poi? Chi si prende la responsabilità di dire «bene, allarme rientrato», o peggio «sufficientemente rientrato»? Chi sarà in grado, di fronte di pressioni mediatiche e giudiziarie ormai insopportabili, di esprimere le opinioni serene e disinteressate che è lecito attendersi? Ormai  il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico - fuori dalle sedi scientifiche, almeno - è roba da temerari. Così, ieri, un sacco di gente s'è regolata da sola. La maggior parte delle 3100 persone che hanno dormito nelle strutture d'emergenza, in mattinata, erano già tornate a casa autonomamente. Nel tardo pomeriggio il capo della Protezione civile, Gabrielli, si è appellato a una fonte dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e ha rassicurato tutti: ma per non sbagliare - tutti i sindaci d'accordo - parte delle scuole oggi sono ancora chiuse, mentre i punti di accoglienza sono rimasti aperti tutta la notte. Chi ha voluto dormire fuori, ha potuto farlo. Per scongiurare il terremoto. E i magistrati.     

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