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Ismail Kadarè e "L'occhio del tiranno"

Ismail Kadarè

Il romanzo contro la dittatura comunista di uno dei padri della patria albanese: ottanta pagine di straordinaria forza e coraggio

Andrea Tempestini
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di Carlo Franza Lo scrittore Ismail Kadarè è considerato oggi in Albania uno dei padri della patria, insieme al pittore Ibrahim Kodra, vissuto a Milano fin dal 1938, già  morto da qualche anno, considerato dai postcomunisti artista di destra e perciò, forzatamemente, sepolto a Ismhi in Albania  senza il suo volere. Ma torniamo a Kadarè  oggi 76enne che dal 1990 dopo aver chiesto asilo politico in Francia  vive a Parigi in esilio. Dello scrittore è uscito in Italia, edito da Fandango, “L'occhio del tiranno” un romanzo contro la dittatura di Enver Hoxha uno spietatissimo dittatore comunista che ha tenuto sotto pressione l'Albania per quarant'anni fino alla sua  morte avvenuta nel 1985.   Un libro di appena ottanta pagine ma di una straordinaria forza, di un  coraggio estremo, che racconta  la ferocia di questa dittatura nazional-comunista, che isolò quello stato dal mondo intero in un modo a dir poco verosimile,basti pensare al disastro ambientale che il dittatore mise in atto opere facendo costruire lungo le coste dell'Albania migliaia di  casematte in cemento armato come se l'Albania dovesse essere invasa da un momento all'altro da stati vicini. Kadarè ha raccontato il suo paese, la grande prigione messa in atto dal dittatore il quale è stato capace di far suo quel decreto orbo tirato giù dal Sultano  di un territorio dell'Impero Ottomano  per chi si macchiava di “malocchio”; questi rei confessi o solo indiziati  erano condannati all'accecamento. Dice Kadarè: “ La questione si pone per gli scrittori più conosciuti dei Paesi comunisti.  E' capitato anche a me. Il regime non mi aveva condannato e ciò bastava ad accusarmi di essergli amico. Per l'appunto:il decreto è cieco”. Il romanzo “L'occhio del tiranno” è una libera traduzione  del titolo albanese e francese “Il Decreto cieco” scritto da Kadarè,nato ad Argirocastro nel 1936,ben  28 anni fa. Il manoscritto è stato custodito in un caveau di banca,la Banque de la Citè,per ben quattro anni   prima della pubblicazione francese avvenuta  l'anno successivo alla partenza di Kadarè da Tirana  avvenuta con solo biglietto di andata. Ma di questi manoscritti dello scrittore albanese usciti di nascosto fuori patria ce ne sono stati altri,  espatriati prima di lui in una valigia del presidente della casa editrice Fayard, Claude Durand.   Descrive  il romanzo il mondo  comunista albanese, fatto di spie, inviti ad autodenunce, sospetti, delazioni, vendette di ogni tipo;in queste 80 pagine che sanno di romanzo breve o quasi un lungo racconto,i personaggi sono albanesi  e abitano tutti nell'impero ottomano,forse a Istanbul,ma con problemi tipici dell'Albania comunista.  Qui, nel paese delle aquile,non c'è stata la destalinizzazione come in Urss con la morte di Stalin nel 1953 e l'ammissione dei misfatti da parte di Kruscev , purtroppo l'Albania ha vissuto lo stalinismo sempre e cioè fino al 1990. Tutto da Enver Hoxha è stato colpito alla cieca –come recita il titolo del romanzo- sono stati eliminati ministri,dirigenti, funzionari, per volere del capo. La legge del tiranno è stata applicata alla lettera. Kadarè viveva sorvegliato. E nell'anno di Orwell, ossia il 1984, Kadarè pensava che sarebbe morto in un paese comunista e che non avrebbe potuto vedere la fine del comunismo nel suo paese. A dire il vero quando cadde il regime, persino i più importanti servizi segreti del mondo non  avevano previsto  ciò. Segno che il dittatore aveva  saputo mettere in piedi uno dei regimi più spietati del mondo.

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