Dal lavoro al nuovo Senato: cento giorni di bluff renziani
«Palazzo Chigi? Ma chi me lo fa fare?», disse Matteo Renzi. E per spazzare via ogni sospetto aggiunse l'ormai mitico #Enricostaisereno. Oggi, Enrico Letta appare già preistoria. La storia ancora da scrivere, invece, è quella di Renzi. Ma a quasi quattro mesi dal blitz con cui si è di fatto auto-proclamato premier, i tempi sono maturi per un primo, sia pur provvisorio bilancio. L'e-book #ItaliaStaiSerena (2,99 euro, in vendita su tutti i principali bookstore, da Amazon a Feltrinelli, da Ultima a Bookrepublic), scritto dai due redattori di Liberoquotidiano.it Claudio Brigliadori e Andrea Tempestini, con prefazione del direttore di Libero Maurizio Belpietro e contributo del vicedirettore di Libero e digital editor di liberoquotidiano.it Pietro Senaldi, è un viaggio in questi primi cento giorni di Matteo al governo, con un occhio al passato e uno al futuro. Una rassegna di slogan, promesse, risultati ottenuti e mancati e tante contraddizioni, esibite non solo dal rottamatore ma pure dai renziani della prima e dell'ultima ora. DA LETTA AL CAV A ogni riforma (o presunta tale) è dedicato un capitolo: il travagliatissimo corso dell'Italicum, dal patto del Nazareno con Berlusconi alle prove di dialogo con Grillo, il progetto di nuovo Senato che scontenta tutti, i famigerati «80 euro» in più in busta paga sicuri per il 2014 (e tra sei mesi si vedrà) e le molte tasse per finanziarli. Ancora: una riforma del lavoro - l'altrettanto mitologico «Jobs Act» - presentata come una rivoluzione ma che rivoluzione non è, l'abolizione «ingannevole» delle province. D'accordo, quello di Renzi è stato molto spesso un one man show, ma risulta impossibile analizzarne l'ascesa senza considerare la sua squadra. E così non può mancare un capitolo sui fedelissimi dell'ex sindaco di Firenze paracadutati nei posti chiave, nel partito e nell'esecutivo. Accanto agli uomini di fiducia, il focus sul fluttuante rapporto tra l'uomo da Rignano sull'Arno e il Compagno Massimo (D'Alema), primo storico avversario del fu Rottamatore. QUOTE ROSA Sondaggi alla mano, Renzi è oggi il politico più amato dalle donne italiane e il capitolo sulle sue «quote rosa spot» cerca di mettere in luce l'importanza dell'elemento femminile nel suo sistema di potere, sia dal punto di vista comunicativo sia da quello politico, dalla scelta di un ministero pesantissimo per Maria Elena Boschi alle cinque capolista donna alle Europee (Alessia Mosca per il Nord-Ovest, Alessandra Moretti per il Nord-Est, Simona Bonafè per il Centro, Pina Picierno per il Sud e Chiara Chinnici per le Isole). Infine, un capitolo su Matteo e Silvio (Berlusconi), la Luna e il Sole, firmato da Senaldi, per dimostrare che le affinità tra i due sono minori di quanto si pensi, soprattutto tra i critici di sinistra. Ricchi gli approfondimenti. Innanzitutto le schede, da Marco Carrai (il «finanziere» di Renzi nonché suo gentile ospitante nell'appartamento fiorentino) a Giuliano Ferrara (insospettabile «consigliere politico»), dai convertiti al verbo di Matteo ad Eugenio Scalfari, elettore di Renzi con riserva, dalle ultime giapponesi Finocchiaro e Bindi fino a Michele Anzaldi, il «Brunetta» (inteso come Renato) di Renzi. Quindi 8 interviste ad attenti analisti della politica: le nostalgie di David Parenzo e lo scetticismo di Giuseppe Cruciani, la timida fiducia di Claudio Cerasa, i buoni voti in pagella di Tommaso Labate, un Alessandro Milan combattuto, la bocciatura di Pietrangelo Buttafuoco, le «scudisciate» di Fulvio Abbate e le perplessità di Luca Telese. #ItaliaStaiSerena? Forse no. di Ignazio Stagno