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La letterina a Travaglio? Sì, è stata una vendetta contro le sue bassezze

Facci visto da Benny

Il primo a mischiare civile e penale è stato proprio Marco Manetta: ecco tutta la verità sul "presunto collega"

Andrea Tempestini
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di Filippo Facci Ci sono anche quelli che hanno il fegato di dire - adesso - che rinfacciare a Travaglio le condanne per diffamazione è una cosa che non si fa: dopo il caso Sallusti, hanno il coraggio di dirlo a noi. Quello che oltretutto non sanno, costoro, è che il primo a mischiare le sentenze penali e civili è stato proprio Travaglio. Il presunto collega, su l'Unità del 21 ottobre 2008, pubblicò il casellario giudiziale dello scrivente là dove compariva soltanto l'esito di una querela dell'avvocato Giuseppe Lucibello (che in un libro avevo sbeffeggiato per via del suo abbigliamento) e cioè una condanna a 500mila lire di multa più 10 milioni di provvisionale. Poi il presunto collega passò alle cause civili: tutte di magistrati amici suoi più una di Enzo Biagi. E poi, ancora, siccome il bottino era oggettivamente scarso, ecco la carognata: pubblicò anche estratti di condanne non definitive per querele che nel frattempo erano state ritirate, in quanto le parti (gli studi legali, cioè) avevano raggiunto accordi in via transattiva. Cioè: quei procedimenti non esistevano più (nel casellario non ci sono mai stati) ma lui li ha pubblicati lo stesso. E ora, quattro anni dopo, fattosi sottile come una pagina di verbale davanti a Berlusconi, si lagna che mischiare il civile e il penale «è scorretto». Qualche lettore ha chiesto se la «letterina» a Travaglio sia stata una banale vendetta. Posso dirlo? Lo è stata.

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