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Una piccola impresa su duenon riesce a pagare gli stipendi

Oltre al calo del fatturato e al "blocco" dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, pesa sulle Pmi anche l'aumento del numero dei protesti bancari

Nicoletta Orlandi Posti
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  Una piccola impresa su due non riesce più a pagare gli stipendi ai propri dipendenti ed è costretta a rateizzare o dilazionare i pagamenti, a causa della mancanza di liquidità. Colpa del calo del fatturato, del "blocco" dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, ma anche l'aumento dei protesti bancari. A lanciare l'allarme è l'ufficio studi della Cgia di Mestre, secondo il quale, dall'inizio della crisi, i titoli di credito che alla scadenza non hanno trovato copertura sono cresciuti del 12,8%, mentre le sofferenze bancarie in capo alle aziende hanno fatto registrare un'impennata spaventosa: +165%. Alla fine del 2012 l'ammontare complessivo delle insolvenze ha superato i 95 miliardi. Queste tendenze, secondo l'analisi dell'Ufficio studi della Cgia, dimostrano che l'aumento dei protesti bancari ha sicuramente concorso a "mandare in rosso" i conti correnti di molti imprenditori, non consentendo a molti di questi la possibilità di restituire nei tempi concordati i prestiti ottenuti dalle banche. Ovviamente, fa notare la Cgia, la causa principale di questa situazione è la crisi economica che ormai sprigiona i suoi effetti negativi da 5 anni, "con conseguenze pressochè inimmaginabili sino a qualche tempo fa". Precisa il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi: "Il disagio economico in cui versano le piccole imprese è noto a tutti, con risvolti molto preoccupanti soprattutto per i dipendenti di queste realtà aziendali che faticano, quando va bene, a ricevere lo stipendio con regolarità. Purtroppo, sono aumentate a vista d'occhio le aziende che da qualche mese stanno dilazionando il pagamento degli stipendi a causa della poca liquidità. Stimiamo che almeno una piccola impresa su due sia costretta a rateizzare le retribuzioni ai propri collaboratori". A corollario di questa situazione non va nemmeno dimenticato che, dall'inizio della crisi, i tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra le imprese si sono allungati solamente in Italia, mentre in tutti i principali Paesi Ue hanno subito una drastica riduzione. Tra il terzo trimestre 2007 e lo stesso periodo del 2012, l'aumento medio nazionale del numero delle imprese protestate è stato del 12,8%. In termini assoluti, il numero di imprese segnalate ha sfiorato, nel 2012, le 67.000 unità. Le regioni più interessate dalla variazione di crescita sono state l'Umbria (+46,4%), l'Abruzzo (+34%) e la Sardegna (+32,4%). Il Sud appare indubbiamente l'area territoriale più in sofferenza: detiene infatti il triste primato del maggior numero di imprese protestate (quasi 29.000 nel terzo trimestre 2012), facendo altresì registrare il tasso di crescita più elevato di tale fenomeno (+19,8% nell'ultimo quinquennio).  

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