Ruby, Giorgia Iafrate abbatte il teorema Boccassini
Processo a Milano, il commissario di polizia rivela: "Karima ci disse di spacciarsi per parente di Mubarak. Il pm minorile di turno ci disse di rilasciarla, e noi sapevamo chi era e da dove veniva"
Si chiama Giorgia Iafrate ed è la donna che ha fatto imbestialire Ilda Boccassini, demolendo il suo teorema anti-Berlusconi al processo Ruby. Sicura di sé e senza troppi fronzoli, il commissario di Polizia che non trattenne Karima el Mahroug in Questura al Fatebenefratelli, consegnando la marocchina a Nicole Minetti, tiene testa al pm, ribatte colpo su colo e alla fine vince, costringendo la rossa ad uscire dall'aula del Palazzo di Giustizia di Milano furente. "Tutto in regola" - La ricostruzione del commissario di quella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 segna una sconfitta per il pool dell'accusa. La Iafrate affidò Ruby al consigliere regionale del Pdl Nicole Minetti e non la trattenne in via Fatebenefratelli a Milano, come invece aveva chiesto il pm dei minori Annamaria Fiorillo, per un semplice motivo: "Ho agito nell'interesse della minore". Incalzata dalle domande della Boccassini sul perché non avesse eseguito gli 'ordini' del pm, ai quali avrebbe dovuto attenersi quella notte, il commissario ha spiegato che "nell'ambito dei miei poteri di pubblico ufficiale, di fronte alla scelta se lasciare la ragazza in Questura in condizioni non sicure o affidarla ad un consigliere regionale eletto dal popolo, ho ritenuto di seguire quest'ultima possibilità". Quanto agli accertamenti svolti sulla ragazza quella notte "siamo stati fin troppo scrupolosi", ha detto il commissario. Ha poi aggiunto che, quando è arrivata la Minetti, "ho assistito personalmente all'incontro con Ruby: si sono abbracciate mentre Karima piangeva perché non voleva più restare in Questura. Insomma, era evidente che si conoscevano bene".