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Caso Sea mette in trappola Pisapia Rischia di perdere la "sua" sinistra

Se il sindaco milanese cede un'altra quota perde i suoi. In caso contrario non ha soldi per investimenti

Andrea Tempestini
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Questa storia della vendita a privati delle quote di Sea, la società  che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate e indirettamente anche quello bergamasco di Orio al Serio e di cui il Comune detiene (ancora per quanto?) la maggioranza, vendita considerata essenziale per poi affrontare  le spese infrastrutturali necessarie alla città, ecco, questa storia è più di vent'anni che tiene banco. Adesso, fra perplessità e accuse, una parte del pacchetto azionario municipale è stata effettivamente ceduta, e però la Procura è chiamata a verificare la regolarità delle procedure. Ragion per cui, la faccenda rischia invece di diventare per la giunta Pisapia un problema mica da ridere. Sia dal punto di vista giudiziario, sia da quello politico. Breve riassunto: il 14 dicembre scorso il Comune di Milano cede il 29,75 per cento di Sea del suo 84,56, e la quota viene acquistata dal fondo d'investimento infrastrutturale F2i, guidato da Vito Gamberale. Che s'aggiudica l'asta offrendo un solo euro in più rispetto alla base di partenza, fissata a 385 milioni di euro. Si sarebbe poi saputo che  la Procura di Firenze aveva già  trasmesso ai colleghi milanesi un'intercettazione, in cui   lo stesso Gamberale confidava a un non meglio identificato esponente del Partito Democratico come quel  bando fosse stato nei fatti ritagliato sulle sue esigenze. Eventuali responsabilità penali sono tutte da verificare, fatto sta che - come detto - la Procura di Milano ha aperto un fascicolo per turbativa d'asta contro ignoti. E già quest'ombra, per una giunta che ha fatto delle parole “legalità e trasparenza” due cardini, è quantomeno mal sopportata. Peraltro lo stesso assessore al Bilancio Tabacci, nelle settimane precedenti la cessione delle quote, aveva confermato che l'offerta di F2i avrebbe rappresentato  la base dell'asta stessa  - a quel tempo si pensava però di legare le azioni di Sea a quelle di Milano Serravalle, mentre poi a questo schema si sarebbe accoppiato quello che per l'appunto permetteva l'acquisto solo delle prime. In ogni caso, non era solo l'opposizione di centrodestra ad avanzare dubbi sull'operazione, ma anche molti esponenti della maggioranza di sinistra, oltre che gli stessi sindacati. Vero è che il Comune ha  urgente necessità di far fronte a un deficit vicino ai 600 milioni - e sul punto prosegue il rimpallo di reponsabilità con la precedente giunta Moratti, ma tant'è. I soldi (tanti) legati all'operazione Sea sono dunque essenziali  per mantenere gli impegni  senza sforare dai limiti di spesa imposti dal Patto di stabilità: in particolare, si tratta di effettuare gli interventi di ammodernamento delle linee della metropolitana. Ma l'annuncio dello stesso Tabacci di un'ulteriore cessione di quote di Sea - un altro 25 per cento - ha fatto letteralmente infuriare gli ambienti che, in teoria, dovrebbero rappresentare fondamentali stampelle politiche per Pisapia sindaco. Anche perché, al di là delle rilevanze penali, pare ovvio ai più che solo lo stesso fondo di Gamberale possa considerarsi interessato, così da acquisire la maggioranza assoluta della società - non si capisce chi altro potrebbe spendere tutti quei soldi per trovarsi in minoranza. E dunque, aumentano le diffidenze su un'operazione dall'esito che a molti pareva prevedibile (e previsto) fin dal principio. In questo senso, il segretario milanese della Cgil ha annunciato uno sciopero per protestare contro la nuova cessione di quote, e in un'intervista al Corriere della Sera ha esplicitamente dichiarato che «per come sono andate le cose, il sospetto che tutto fosse già deciso da tempo sorge spontaneo». Mentre in Consiglio comunale persino Basilio Rizzo, anima storica della sinistra municipale che appoggia Pisapia, tuona affinché venga «tutelato l'interesse pubblico», spingendo  il Comune a mantenere la maggioranza societaria e di fatto ad allinearsi alle richieste dei sindacati. Toccherà al sindaco schierarsi. In qualunque caso, la scelta non sarà indolore. di Andrea Scaglia

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