E per avere questa sanità malata il Lazio ha un buco da 1 miliardo
Sanità da record: manager Asl strapagati (150mila euro di media) e disavanzo pro capite è il più alto (2.000 euro a testa)
Buco da circa 1 miliardo di euro all'anno (11 in totale dal 2000 ad oggi), stipendi d'oro ai supermanager, liste d'attesa lunghissime e strutture ospedaliere in disarmo. La sanità del Lazio è il buco nero, anzi rosso del sistema nazionale. Alla Regione guidata da Renata Polverini (ma con una perfetta alternanza tra centrosinistra e centrodestra dal 1995 ad oggi) spetta il non invidiabile record del peggior disavanzo pro capite (2.036 euro) proprio mentre i dirigenti Asl arrivano a guadagnare fino a 180mila euro lordi all'anno (la media è di 150.000). Un rapporto qualità-prezzo, si direbbe, disastroso: per fare una mammografia all'Ospedale Pertini, per esempio, occorrono 222 giorni. Sono 219, invece, i giorni d'attesa per un'ecografia all'addome al Policlinico Casilino. Anche il Pronto Soccorso è al collasso, con sole 200 ambulanze per una media di 3.000 chiamate al giorno. A non mancare, invece, sono i medici: tre ogni due posti letto, una sovrabbondanza che pesa per oltre il 60% sul bilancio della sanità. Che la situazione sia ormai insopportabile lo rivelano i sempre più frequenti casi di malasanità (ultimi in ordine di tempo, lo choccante ritrovamento di una donna in coma all'Umberto I legata alla barella da quattro giorni e quello di malati lasciati sdraiati in terra al Pronto soccorso del San Camillo) e il rischio crac di un colosso a metà tra pubblico e privato come il Gemelli, che registra un buco oscillante tra i 300 e i 500 milioni di euro. Un ammanco talmente allarmante da convincere Cattolica e Fondazione Toniolo a mettere in vendita il complesso non prima magari di avanzare una richiesta di arretrati alla Regione.