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Mediatrade, pm: Cav alla sbarra

La procura di Roma chiede il rinvio a giudizio dell'ex premier per l'inchiesta sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset

Matteo Legnani
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Rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi, per suo figlio Piersilvio e per altre 10 persone per le  accuse di evasione fiscale e violazione delle norme tributarie. Lo ha   chiesto la Procura della Repubblica di Roma a conclusione   dell'inchiesta su presunte irregolarità della compravendita tra il   2003 e il 2004 dei diritti televisivi. La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata  dal procuratore reggente Giancarlo Capaldo, dal procuratore aggiunto   Pierfilippo Laviani e dal pubblico ministero Barbara Sargenti. Lo stralcio romano   L'indagine romana è derivata da uno stralcio di quella analoga   svolta a Milano e conclusasi tempo fa con il proscioglimento di Silvio  Berlusconi. Al centro della vicenda una probabile frode di una decina di   milioni di euro. A determinare l'affidamento a Roma dell'inchiesta è   stata la considerazione che i presunti illeciti avvennero quando   la sede sociale di Rti, coinvolta nella vicenda era a Roma. I fatti si riferiscono alla compravendita dei   diritti tv poi contabilizzati nel 2004 e che nell'aprile prossimo   potrebbero essere coperti da prescrizione mentre nell'aprile del 2013   subiranno la prescrizione le dichiarazioni dei redditi del gruppo   Fininvest relativi al 2005.   Altri alla sbarra  Insieme con il rinvio a giudizio dei Berlusconi, la Procura di   Roma ha chiesto il giudizio anche per il produttore americano Frank   Agrama, del consigliere di amministrazione di Mediaset Pasquale   Cannatelli, dell'ex amministratore delegato di Rti Andrea Goretti, dei  manager sempre di Rti Gabriella Ballabio, Daniele Lorenzano, Giorgio   Dal Negro, Roberto Pace e Guido Barbieri nonchè di due cittadini   cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun.   Al centro della vicenda l'ipotesi che i prezzi dei diritti   acquisiti presso importanti società di produzione statunitensi siano   stati gonfiati attraverso operazioni di sovrafatturazione. Ciò   avrebbe consentito a Rti e Mediatrade di detrarre dalle dichiarazioni   cifre di entità superiore a quelle effettivamente sborsate.      

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