Se sulla dieta mediterranea si costruiscono bufale
La dieta mediterranea diventa terreno di scontro politico e insieme pretesto per portare un attacco al governo di Giorgia Meloni, «colpevole» di aver messo in dubbio il verbo del Green deal a tavola, assieme a tutto il ciarpame neosalutista made in Bruxelles, a cominciare dall’abiura totale della carne. A portare il nuovo attacco al modello alimentare italiano è Alessandro Ford, food reporter, che su Politico.eu, una delle testate di riferimento dell’intellighenzia europea sensibile alle sirene dei novel food, porta un attacco senza precedenti al nostro Paese. L’articolo, intitolato “The Mediterranean diet is a lie”, “La dieta mediterranea è una bugia”, è accompagnato da un sommario altrettanto diretto: “Italy’s food is supposed to be the world’s healthiest. So why are so many of its kids obese?”. E cioè: “Si suppone che il cibo italiano sia il più sano del mondo.
Allora perché così tanti bambini sono obesi?”.
Alessandro Ford traccia un rapporto netto, inappellabile, fra il modello alimentare del nostro Paese e il tasso di obesità infantile, che una indagine dell’Organizzazione mondiale della sanità colloca l’Italia al terzo posto in Europa, con il 17% dei bambini fra 7 e 9 anni obesi, al pari di Malta e appena dietro a Cipro (20%) e Grecia (18%). Tutta colpa, naturalmente, del cibo made in Itay e per la proprietà transitiva delle scelte sovraniste del governo italiano. Una semplificazione che potrebbe anche reggere qualora fosse accertato che i piccoli italiani seguano un regime alimentare coincidente con la dieta mediterranea. Ma davvero è così? I nostri figli sotto i 10 anni mangiano con regolarità, ogniqualvota si siedano a tavola, dosi generose di frutta, verdura, legumi e cereali, come prevede la piramide della dieta mediterranea?
Siamo sicuri che il contenuto di zucchero e sale nelle porzioni di cibo che mangiano ogni giorno sia davvero trascurabile, come prevede sempre la dieta mediterranea? Il dubbio, in effetti viene pure al food reporter di Politico.eu, quando, citando il professor Alberto Grandi - autore del libro La cucina italiana non esiste e avversario dichiarato delle nostre Dop e Igp- gli fa dire che «gli italiani non hanno mai praticato la dieta mediterranea», che per altro Ford liquida come «un passato mitico» che ha accomunato gli italiani nel tentativo di abbracciare «cibi popolari e una crociata culinaria per la cosiddetta autenticità». Ma se la nostra cucina tradizionale è così poco praticata che senso ha addossarle la responsabilità dell’obesità infantile? Forse avrebbe più senso chiedersi quale parte abbiano nei regimi alimentari dei piccoli italiani i cibi ultraprocessati, come gli snack, le merendine, le creme di cioccolato, assieme alle zuccheratissime bevande gassate e al cibo da fast food. Molti degli alimenti che i nuovi sistemi di etichettatura nutrizionale invocati come salvavita nell’articolo di Ford - si legga Nutriscore – promuovevano, a discapito ad esempio dell’olio extravergine d’oliva, cui inizialmente era attribuito un colore arancione intenso.
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Qualche dubbio, rispetto alle sicurezze di Alessandro Ford, è lecito nutrirlo. Se «la dieta mediterranea è morta» come sostiene a un certo punto l’autore dell’articolo e «la cucina italiana non esiste», come dice invece il professor Grandi, che senso ha metterle sotto accusa? Facendo salire poi sul banco degli imputati chi cerca di difenderle e di valorizzarle, come la premier Meloni o il ministro dell’Agricoltura Lollobrigida?