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Amaxofobia, in Italia cresce la paura di guidare

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Angoscia, tanta. Tachicardia, iperventilazione, sudorazione. E resti lì, paralizzato. Una mano sulla leva del cambio e il motore spento. Di girare le chiavi nel quadro non c’è verso. Il piede sui pedali trema e hai la sensazione, totalizzante, di non avere il controllo. Non è che non sai guidare: la patente ce l’hai, l’hai presa magari al primo colpo, per anni sei andato al lavoro in macchina. Solo che, adesso, lo scoglio più grande che devi fronteggiare la mattina è metterti al volante. Non ce la fai proprio, è più forte dite: e finisce che (quando va bene) prendi l’autobus e (quando non è possibile) chiedi un passaggio a tua moglie o al tuo migliore amico o a un famigliare, magari addirittura a tuo figlio neo-maggiorenne.

Succede, e succede più spesso di quello che si possa pensare: è una fobia a tutti gli effetti (infatti ha anche un nome specifico, si chiama “amaxofobia”, amaxos in greco vuol dire carro) e secondo delle stime recenti tocca addirittura il 33% della popolazione. Che è una percentuale altissima ma sulla quale, forse, conviene fare una “tara”. «In quella fetta ci sono, presumibilmente, anche le persone che soffrono di un disturbo di ansia generalizzata che si manifesta in vari aspetti della vita, tra cui c’è, come è ovvio, anche la guida», spiega Stefania Righini, psicologa, psicoterapeuta e docente della Scuola sugli studi cognitivi di Milano e Firenze, «oppure quelli con un disturbo ossessivo-compulsivo che dà loro pensieri relativi al poter fare un incidente e quindi non prendono l’automobile perché la sola idea mette loro estrema ansia». (...)

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