Fenicotteri rosa, pazzesco nella laguna di Orbetello: uno spettacolo senza precedenti
La grande bellezza rosa. Aggraziati, maestosi, leggiadri, eleganti. Sono tornati i fenicotteri. Per svernare, perché (da noi) il clima è più clemente, perché c’è l’habitat perfetto: e allora tutti lì, con la reflex pronta, col telefonino già in modalità videocamera, la giacca a vento e gli stivali impermeabili, le attrezzature tecniche per il monitoraggio, a guardare quella distesa fucsia che sbuca dall’acqua, una gamba per volta, il profilo inconfondibile, il becco adunco con la punta all’ingiù nera, il collo sottile e piegato curvo, ogni esemplare fermo, immobile in uno scatto che di per sé è a ogni effetto una cartolina.
Si è conclusa ieri la due giorni di Orbetello (in provincia di Grosseto) Feni-day. “Feni”, ovviamente, sta per fenicottero: quarantotto ore di escursioni guidate e attività, censimenti e raccolta dati ché sì, d’accordo, per noi curiosi è una festa (colorata), ma per gli esperti e gli ornitologi è anche l’occasione di fare il punto della situazione. I fenicotteri già “intercettati” hanno un anello stretto attorno a una zampa, a qualcuno è stato messo quando è nato. Con quello si possono tracciare, seguire, osservare.
Ed è grazie a ciò che ora sappiamo che alcuni vengono dalla Camargue francese, sono quelli più vicini. Altri dall’Andalusia. Altri ancora da fuori rispetto ai confini europei: dalla Turchia o dall’Algeria. Si danno appuntamento in Maremma, ogni anno, in questa stagione: nella laguna ortebellana si contano circa 3.500 fenicotteri e il primo, in assoluto, che è arrivato planando dal sud della Francia in quest’area della toscana a ridosso del Tirreno (e che s’è fatto censire, prima di scorrazzare per mezzo Mediteranneo) risale al 1983, nome in codice Jc5.
STORIA ANTICHISSIMA
Alla riserva naturale Diaccia Botrona, tra l’altro, diverse famiglie di fenicotteri sono riuscite a riprodursi anche quest’anno. Fiocco rosa (ma pure azzurro va bene) per gli uccelli rosa. È Fabio Cianchi, il presidente dell’associazione Occhio in oasi, che ha notato, cannocchiale alla mano, «un nutrito gruppo di adulti impegnati a dare sfoggio della loro bellezza con parate propedeutiche alla formazione delle coppie».
I fenicotteri sono tra i volatili più evoluti del pianeta, ma sono anche tra quelli che hanno una storia antichissima sulle spalle (pardon, sulle ali): i primi fossili della specie che sono stati ritrovati risalgono a qualcosa come trenta milioni di anni fa, a oggi nel mondo ci sono circa 700mila individui (per fortuna la conta sembra sempre in crescita e la specie non è a rischio estinzione) e quel colorito rosa che li ha resi iconici un po’ dappertutto non è una casualità, deriva dall’artemia salina, un pigmento contenuto nelle alghe e nei piccoli crostacei di cui vanno ghiotti che, una volta metabolizzato, esplode in quel tono così particolare che conosciamo tutti. Grandi e bimbi. I piccoli, appena venuti al mondo, emettono dei pigolii che riconoscono e a cui rispondono solo i propri genitori, instaurando con loro un legame molto forte che persiste anche nella fase successiva della crescita, quando i giovani fenicotteri vengono riuniti in gruppi più o meno folti che assomigliano, né più né meno, ai nostri asili nido. (Breve inciso: la scienza si è chiesta per lungo tempo perché i fenicotteri stiano in acqua sorretti da una gamba alla volta e la risposta più gettonata, in realtà esiste più di una teoria a riguardo, è semplicemente che hanno freddo. L’acqua nella quale stazionano è spesso ghiacciata e, per non disperdere un’eccessiva quantità di calore corporeo, immergono una zampa alla volta).
AMANTI DEL BELPAESE
Questi pennuti incantati sono diffusi per lo più in Africa, nel subcontinente indiano, in Medioriente e (appunto) nell’Europa meridionale. Cioè qui da noi. Però attenzione: la Laguna di Orbetello non è la sola zona in cui si possono ammirare. In Sardegna ci sono numerosi luoghi in cui è possibile avvistarli (per esempio attorno allo stagno di Molentargius, in provincia di Cagliari, che è persino il sito più importante nel bacino del Mediterraneo per la loro nidificazione; oppure a Oristano e nelle saline dello stagno di Capoterra).
In Sicilia a farla da padrone è l’oasi faunistica di Vendicari, tra Noto e Marzameni. In Puglia ci sono le saline dei Monaci (in Salento) e anche quelle di Margherita di Savoia (vicino a Barletta). Le Saline joniche, invece, si trovano a Montebello, in Calabria; in Emilia Romagna bisogna andare a Comacchio e nel parco del Delta del Po; da qualche anno si possono osservare anche alla palude della Rosa (in Veneto).