Roma, la marcia anti-tasse di 60mila artigiani e imprenditori
Artigiani e imprese insieme per le strade della Capitale contro l'oppressione fiscale: "Non abbiamo perso la speranza, ma la pazienza"
Tutte le strade portano a Roma. Strade che sono state percorse martedì 18 febbraio da artigiani e commercianti italiani per arrivare a Piazza del Popolo, per chiedere a voce alta al governo una svolta. Obiettivo, uscire dal pantano e migliorare la situazione economica, trovare nuovo ossigeno per le imprese italiane. "Siamo in 60mila", "ci avete rubato i risparmi di una vita", "ora siamo pronti a "riprenderci il futuro", recitavano alcuni degli slogan dei manifestanti. Un fiume umano alla manifestazione organizzata da Rete imprese Italia, l'associazione che raggruppa Confcommercio, Confesercenti, Casartigiani, Cna e Confartigianato. Vicino al palco allestito in Piazza del Popolo anche una dozzina di ombrelloni rossi dell'Associazione Balneari. Le richeste - Tra la folla anche le bandiere della Lega Nord e del Movimento 5 Stelle: la crisi economica e la richiesta d'aiuto unisce diversi colori politici. L'Italia che è scesa in piazza chiede di essere ascoltata da Matteo Renzi, il probabile prossimo premier. Rete imprese vuole un dialogo con le istituzioni: "Saremo propositivi ma incalzanti - ha affermato Marco Venturini dal palco della manifestazione -. Saremo dialoganti ma pronti a tornare in piazza, se non avremo concrete e rapide risposte". La prima risposta, artigiani e commercianti, la vogliono sulla pressione fiscale, che deve calare, pena la morte del tessuto industriale: "Basta usarci come una cassa continua da cui prelevare ogni volta che c'è bisogno, il sistema fiscale ci soffoca". Cifre da paura - Dal palco, gli organizzatori del corteo, cercano di far sentire la loro voce: "Tanti, troppi nostri colleghi hanno perso tutto", ha dichiarato Venturi. "Non abbiamo perso la speranza, abbiamo perso la pazienza. Le ragioni dell'impresa diventino le ragioni dell'Italia" ha rincarato il presidente di Cna, Daniele Vaccarino. Poi i numeri, che fotografano lo stato delle cose. Nel 2013 hanno chiuso più di 372.000 aziende; la ricchezza prodotta dal Paese è diminuita del 9%; la ricchezza pro-capite si è ridotta dell'11,1%; il potere d'acquisto delle famiglie è diminuito del 9,4%; la spesa delle famiglie si è ridotta del 7,9%; l'occupazione si è ridotta di oltre 1 milione di unità; la disoccupazione è raddoppiata, dal 6,4 al 12,7%; la disoccupazione giovanile ha superato il 40%; le imprese che ogni anno cessano di esistere sono oltre 1.000 al giorno.