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Ruby, la Cassazione chiede sanzione disciplinare per la Fiorillo

Andrea Tempestini
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Una bacchettata sulle mani? No, neppure quella. Una semplice "dichiarazione formale di biasimo", in gergo tecnico una "censura". E' la "punizione" richiesta dalla sezione disciplinare del Csm per Annamaria Fiorillo, la pm per i minorenni di Milano, accusata di aver violato il dovere di riserbo imposto alle toghe con le dichiarazioni rese alla stampa, nel novembre 2010, su quanto accadde nella notte tra il 27 e il 28 maggio di quell'anno, la notte in cui la Fiorillo era di turno e Ruby venne portata in questura per poi essere rilasciata ed affidata a Nicole Minetti. Frasi nel mirino - Nel dettaglio, con le sue inopportune dichiarazioni ai cronisti, la Fiorillo contestava la versione dei fatti che era stata fornita dall'allora ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Ora, a distanza di più di tre anni, l'organo di autodisciplina delle chiede il "biasimo della collega chiacchierona. La censura è stata chiesta dal sostituto pg di Cassazione, Umberto Apice, davanti ai giudici delle sezioni unite civili della Suprema Corte. Il pg spiega: "Il dovere di riserbo è scolpito nella legge deontologica. Un magistrato non può rilasciare dichiarazioni alla stampa". La quasi-difesa - E così potrebbe scattare la "tagliola" della censura, la più blanda delle sanzioni previste dal Csm. Nulla di grave, insomma, se un giudice non rispetta le regole. Il pg poi aggiunge, quasi a difendere la collega: "E' vero che Fiorillo non cercò il contatto con i giornalisti per smania di protagonismo, ma per ristabilire la verità, ma tutto questo può essere un'attenuante della condotta, non una scriminante. Il riserbo - prosegue solenne Apice - comporta che su ciò che è avvenuto non è il singolo magistrato a riferire all'opinione pubblica, ma deve essere il capo dell'ufficio". La decisione - Per il pg, "i fatti erano di una tale delicatezza che balzava agli occhi che sarebbero stati oggetto di distorsioni e strumentalizzazioni: questo aspetto avrebbe dovuto frenare Fiorillo nell'impulso, umanamente comprensibile, di far conoscere la sua verità, che poi è risultata essere la verità oggettiva". In definitiva, però, per Apice il ricorso presentato dalla pm per i minorenni di Milano deve essere rigettato, e deve essere contestualmente confermata la sanzione inflitta alla Fiorillo dal tribunale delle toghe lo scorso 10 maggio. La decisione delle sezioni unite civili del "Palazzaccio" sarà resa solo con il deposito della sentenza, che di norma avviene entro un mese dall'udienza. Il precedente... - Il difensore della Fiorillo, professor Federico Sorrentino, ha insistito sull'accoglimento del ricorso: "Non c'è stata violazione del riserbo - ha dichiarato -, e non esiste il divieto assoluto di manifestare il proprio pensiero: qui non si trattava soltanto di ristabilire il vero, ma anche di tutelare la propria professionalità". La decisione è attesa a breve. Ma la Fiorillo può star tranquilla: al massimo sarà "censura". Le toghe chiacchierone non pagano, mai. Basti pensare all'illustre caso di Antonio Esposito, il "giustiziatore" del Cav nel processo Mediaset, la cui richiesta di trasferimento in seguito all'intervista "abusiva" concessa a Il Mattino è stata archiviata. Al massimo sarà una censura...

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