Scajola: "Io dato in pasto al tribunale del popolo"
L'ex ministro esce senza macchia dall'affare della casa al Colosseo: "Il giudice ha avuto il coraggio di non scegliere la prescrizione". Sul Cav...
«Quel giudice ha avuto due palle così. Poteva scegliere la via di fuga della prescrizione e, invece, si è assunta tutta la responsabilità». Claudio Scajola accoglie così il cronista. Sospirando. Non ci crede ancora, nonostante fosse fermamente convinto della propria innocenza. Non crede ancora che il giudice monocratico Eleonora Santolini abbia avuto il coraggio di assolverlo «perché il fatto non costituisce reato». Soprattutto dopo che il pm Roberto Felici, forse per metterle addosso pressione, le aveva ricordato che il Tribunale del popolo, l'opinione pubblica, quella sentenza l'aveva già emessa ed era di condanna. Come si sente oggi Claudio Scajola? «Sono alleviato. Ero certo della mia assoluzione, ma non ero certo arrivasse in primo grado. Ero preoccupato che si potesse individuare la via più comoda della prescrizione che comunque mi avrebbe lasciato un'ombra. Quando è uscita la sentenza sono rimasto per qualche minuto zitto a riflettere e mi è passato davanti quello che ho patito e visto in questi 3 anni e 9 mesi. (...) Su Libero di martedì 28 gennaio, Giacomo Amadori intervista Claudio Scajola dopo l'assoluzione per l'affare della casa al Colosseo. L'ex ministro si toglie molti sassolini dalla scarpa: "Io, dato in pasto al tribunale del popolo". Scajola è stato assolto perché non c'è reato, e spiega: "Il giudice ha avuto le palle di non scegliere la prescrizione, mentre l'accusa ha imbastito un processo alla politica tout court". Su Berlusconi aggiunge: "Lui e Confalonieri sono sempre più vicini". Leggi l'intervista di Giacomo Amadori a Claudio Scajola su Libero di martedì 28 gennaio