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Electrolux, il piano choc: "Stipendi da 1.400 a 700 euro"

L'azienda per salvarsi propone premi abbattuti, pause ridotte, stop a festivi e scatti. Rivolta dei sindacati

Andrea Tempestini
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Tagli di salari, premi e permessi; sei ore lavorative, stop agli scatti di anzianità e al pagamento delle festività, riduzione delle pause. Sono queste, in sostanza, le proposte che Electrolux avrebbe avanzato oggi, lunedì 27 gennaio, in un confronto coi sindacati, che si è tenuto in un hotel di Mestre. L'obiettivo è abbassare i costi di produzione, specialmente quelli sul lavoro, con tagli sulla retribuzione, che dovrebbero scendere da un massimo attuale di circa 1400 euro a cifre comprese fra i 700 e i 900 euro circa. In particolare, i tagli ai compensi orari varierebbero dai 3 euro per lo stabilimento di Forlì ai 5 e 20 per quello di Susegana, passando per i 3 e 20 di Solaro: lo stipendio netto dei lavoratori, dunque, passerebbe da un massimo attuale di circa 1400 euro. Il costo del lavoro - Caso a sè lo stabilimento friulano di Porcia, dove sono impiegati 1200 dipendenti: nemmeno un taglio di 7,5 euro l'ora sarebbe sufficiente per far tornare competitiva la produzione, e sarebbero quindi necessari interventi della Regione Friuli Venezia Giulia e del governo. Che, tuttavia, non hanno molto tempo per muoversi, visto che l'obiettivo è chiudere la discussione entro l'aprile di quest'anno, pena - se il piano non verrà accettato - il blocco dei 90 milioni di investimenti complessivi sugli altri tre stabilimenti del gruppo. Gli elettrodomestici italiani, ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, "sono di ottima qualità, ma risentono di costi produttivi superiori ai nosrti concorrenti" e bisogna quindi ridurli. Fra i punti critici, ha aggiunto, "c'è il problema del costo del lavoro". Il ministro ha assicurato che "il governo è pronto a dare una mano a questo comparto strategico per la nostra industria", ma i sindacati sono, per ora, critici verso l'azione dell'esecutivo.  La mobilitazione - Se già domani, martedì 28 gennaio, infatti, nelle fabbriche del gruppo si preparano assemblee e sono possibili scioperi, i rappresentati dei lavoratori puntano a coinvolgere lo stesso premier, Enrico Letta, sulla vertenza. "Andiamo direttamente da Letta perchè Electrolux per sbarcare in Italia ha usato soldi degli italiani ed ora per guardare ad Est utilizza fondi Ue che in parte sono sempre nostri", hanno attaccato. Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, quello presentato dall'azienda "è un piano irricevibile" che "impedisce il confronto" e la situazione è un paradigma delle "desertificazioni industriali" che l'Italia rischia. "Così il Paese si avvita su sè stesso quando il mondo metalmeccanico avrebbe meritato un altro destino. Per quanto ci riguarda questo è il tempo della lotta dura e ad oltranza. Il governo, se c'è, almeno si faccia sentire", ha aggiunto.  "Il governo intervenga" - "Il Paese non può assistere inerme a pezzi d'industria, di lavoro e di reddito per i lavoratori e per il territorio che se ne vanno. Servono immediatamente risposte efficaci e rapide il Governo intervenga", gli fa eco il segretario nazionale Fim Cisl Anna Trovò. "Il confronto sindacale non può essere la sede nella quale si prende atto della crisi e dei problemi e ci si arrende alla concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro", ha aggiunto. A chiedere l'intervento del governo, in mattinata, anche la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che dalla giornata di oggi si aspettava "chiarezza" da parte dell'azienda, ma "soprattutto che finalmente l'esecutivo intervenga, apra il tavolo di trattative e permetta alle istituzioni, alle parti sociali, alle categorie e all'azienda di confrontarsi", con l'obiettivo di "mantenere il manufatturiero qui e tenere aperti tutti e quattro gli stabilimenti in Italia". La precisazione dell'azienda -  "Di fronte al rimbalzare di numeri ed evidenze che possono fuorviare la serenità del confronto e generare inutili allarmi, Electrolux intende riassumere alcune delle ipotesi di lavoro che oggi sono state proposte ai rappresentanti dei lavoratori". E' quanto si legge in una nota diramata dalla società.   "La proposta tutta da discutere del costo dell'ora lavorata prevede una riduzione di 3 euro. In termini di salario netto questo equivale a circa 8% di riduzione ovvero a meno 130 euro mese", si chiarisce.   Nel corso dell'incontro - si precisa - è stata anche avanzata l'ipotesi di raffreddare l'effetto inflattivo del costo del lavoro, responsabile del continuo accrescere del gap competitivo con i paesi dell'Est Europa, attraverso il congelamento per un triennio degli incrementi del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli scatti di anzianità. Ovviamente - continua la nota - l'azienda ha dato piena e ovvia apertura a considerare altre forme di riduzione del costo del lavoro con minori o, se possibile, nulle conseguenze sui salari. L'azienda ribadisce anche che, il regime di 6 ore assunto come base per tutti i piani industriali, è da considerarsi con applicazione della solidarietà, come da accordi sottoscritti e dei quali auspica il prossimo rinnovo. 

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