La finanziaria cassa i nuovi stadiIl mondo del calcio protesta
L'emendamento del governo prevede l'ammodernamento e la costruzione di nuovi impianti ma senza nuovi complessi edilizi. L'ira di Lotito e De Laurentiis
Oltre alla mini rata Imu il cui pagamento slitta al 24 gennaio, alla sanatoria per le spiagge, alle risorse per gli esodati e la polizia, tra gli emendamenti del governo alla legge di stabilità c'è anche la possibilità di costruire nuovi stadi ma senza edilizia residenziale. In pratica gli stadi di calcio potranno essere ammodernati e costruiti "prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti" o siano relativi a "impianti localizzati in aree gia edificate". La proposta di modifica prevede l'utilizzo, "in via non esclusiva" delle risorse del Fondo di garanzia per il credito sportivo per "favorire l'ammodernamento o la costruzione di impianti sportivi, con particolare riguardo alla sicurezza degli impianti e degli spettatori, attraverso la semplificazione delle procedure amministrative e la previsione di modalità innovative di finanziamento". Per realizzare l'intervento è necessario presentare al Comune interessato uno studio di fattibilità corredato da un piano economico-finanziario e dall'accordo con una o più associazioni o società sportive utilizzatrici in via prevalente. Tale studio "non può prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell'impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell'iniziativa e concorrenti alla valorizzazione in termini sociali, occupazionali ed economici del territorio e comunque con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale". L'emendamento non è piaciuto al presidente della Lazio, Claudio Lotito che ha tuonato: "Con questa legge la Lazio non potrà fare lo stadio, così come non potranno farlo tantissime società. A meno che non si vogliano realizzare degli stadi di 20-30 milioni, ma questo significherebbe portare al deperimento assoluto il valore del calcio italiano". "A noi serve una legge che possa far fare gli stadi", ha aggiunto Lotito. "Così sicuramente gli stadi non verranno mai fatti. Una legge deve favorire e non impedire, invece impedisce la possibilità di utilizzare alcuni strumenti che oggi sono vigenti. Si chiedeva soltanto uno scadenzamento certo in 14 mesi, mentre in altri paesi in tre mesi si ha una concessione, soltanto per avere una risposta positiva o negativa. Non si chiedeva l'approvazione". Sulla stessa lunghezza d'onda Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli. “I politici stanno veramente riducendo al nulla questa legge sugli stadi", ha detto ai ai microfoni di Sky Sport. "Arriveremo ben ultimi, non servirà proprio a nulla, non fortificherà il budget di nessun club e quindi secondo me lo sport italiano ne risentirà ancora una volta” ha aggiunto chiedendo provocatoriamente: “Ma perchè devono essere i politici a fare le leggi e non coloro i quali, standoci dentro, ci capiscono qualche cosa? Questa è una cosa che mi devono tutti quanti spiegare. A 64 anni non l'ho ancora capita”. Da parte sua il presidente del Coni, Giovanni Malagò, preferisce non entrare nel merito della discussione: "Fino a quando non la vedo con le virgole e i punti, scusate ma non mi va di fare nessun tipo di considerazione perchè sono settimane che c'è un balletto attorno alla parola più o meno. Quindi onestamente non trovo giusto spendere altre parole. Sapete benissimo quali sono i nostri desiderata, quello che è fondamentale è che questa legge non riguardi solo gli stadi ma in particolare gli impianti di base". Il numero uno del Comitato Olimpico, ribadisce tuttavia quali sono i punti fondamentali che lo sport chiede alla legge: "Noi abbiamo chiesto che abbiano una soglia minima di 500 posti indoor e 2000 posti outdoor. Quando esce la legge sentirete tutto quello che ho da dire, mi sembra anche corretto. Non è giusto neanche condizionare chi sta lavorando. Quello che posso dire è che noi dal primo giorno abbiamo chiesto procedure certe, tempi certi e il minimo per avere un equilibrio economico".