Kyenge e Turco, pazza idea: "Quote nere nel lavoro"
Proposta dell'ex ministro Pd: "Il 10% di partiti, associazioni e imprese agli immigrati". E Cècile ci sta
Una nuova idea di Italia. Solidale, aperta, inclusiva. Erano un po' questi i capisaldi del programma politico che ha consentito a Cécile Kyenge, medico oculista congolese con militanza nel Pd, di diventare il primo ministro di colore della Repubblica (ovviamente all'Integrazione). Questo stando alla buona - a tratti strepitosa - stampa che ne ha celebrato l'ingresso nella compagine governativa di Letta jr accanto alla teutonica Josefa Idem: trionfo delle quote rosa transnazionali, le chiamarono. Perché poi, a dar ragione alle malelingue che si ostinavano a voler fare le pulci a un curriculum a tutta prima un po' leggerino, ci pensò proprio il marito di Kashetu, Domenico Grispino, parlando a Radio24 : «Cécile è ministro grazie a Livia Turco che l'ha segnalata a Bersani. Con la Turco si è occupata di integrazione per dieci anni». Promossa su raccomandazione di una ex «zarina rossa» travolta dal treno della rottamazione renziana: quale migliore esempio di adesione ai costumi italici? Ebbene ieri Cécile ha voluto ricambiare l'augusto interessamento partecipando alla seconda edizione del premio Melograno, organizzato dalla fondazione Nilde Iotti, presieduta guarda caso dalla Turco. E proprio l'ex ministro della Salute del governo Prodi parlando di «nuovi italiani di origine straniera» ha lanciato una proposta per consentire l'accesso degli immigrati ai «gradini alti» della società (la nostra, ovviamente). Tema senz'altro meritorio quello della promozione di condizioni di vita civili e onorevoli per chi viene in cerca di fortuna sui nostri lidi, soprattutto quando la fortuna è già scarsa per chi ha radici italiane da generazioni. Che la Turco affronta così: «È tempo di prevedere una quota di almeno il 10% per gli immigrati negli organismi di partiti, sindacati, associazioni e imprese». Un assist al bacio che il ministro dell'Integrazione non si è fatta scappare: «Su questo tema serve uno stimolo: un po' come è successo con le quote rosa per le donne - ha spiegato Kyenge - bisogna agevolare l'inclusione». Ancora la Turco: «In Germania è stato avviato un dibattito su questo, perchè non farlo anche in Italia? Soprattutto oggi che si parla tanto di una nuova classe dirigente: il nuovo comprende anche gli immigrati» L'uno-due democratico è così servito. Ma che questo sia un buon servizio per le ondate di disperati che si accalcano sulle nostre coste è tutto da vedere. Intanto perché sparare numeri a caso è sempre rischioso: fissare nelle fabbriche e nelle associazioni la «quota neri» al 10% per legge (perché qui si vuole andare a parare) significherebbe non tenere conto della realtà, ovvero - dati Istat 2011 - che la percentuale di immigrati sul nostro territorio non supera l'8% della popolazione totale. Sovradimensionarne il peso nei luoghi di lavoro consentirebbe di stemperare tensioni e invidie sociali o farebbe da detonatore? E come la mettiamo con le quote rosa? Il gentil sesso italiano - che è maggioritario nel Paese rispetto alla popolazione maschile - quale percentuale di rappresentanza «garantita» dovrebbe rivendicare per non sentirsi scavalcato e quindi a sua volta discrimato? Insomma, se la Turco l'ha sparata davvero grossa, il ministro Kyenge ha perso un'occasione per tacere. Scegliendo invece di accodarsi al proprio mentore. di Edoardo Cavadini