Il celerino che si è tolto il casco:"Anche noi non ce la facciamo più"
Condividono i motivi della protesta: le tasse troppo alte, gli stipendi bloccati, il disagio economico a cui sono costretti a sottoporre le loro famiglie. Per questo ieri i poliziotti si sono tolti il caso, in senso di solidarietà con chi ieri era sceso in piazza. Lo ammette e ne parla senza problemi Francesco, 38 anni, agente scelto del reparto mobile della Polizia in servizio antisommossa ieri a Piazza Castello. "Anche noi non ce la facciamo più", ammette il celerino al Corriere della Sera spiegando che il gesto non è stato fatto perché era finito il turno, ma per condividere con i manifestanti la protesta. Guarda il video "La gente applaudiva. Ci dicevano bravi. Ho visto un collega sfilarsi il casco e andare a stringere la mano a un manifestante. È stato un momento bello". "Al di là degli estremisti di alcuni centri sociali e di manifestanti di estrema destra che hanno scatenato qualche problema", racconta Francesco, "io in piazza ho visto solo persone esasperate, persone che vivono un disagio economico grande, persone stanche. Certo, quando sono arrivate sotto il Palazzo della Regione, dove certi personaggi hanno preso un sacco di soldi di rimborsi elettorali, la disperazione si è mescolata anche alla rabbia. Ma la gente non sa più come mandare avanti le famiglie. E noi li capiamo". Il celerino non esclude che il gesto di togliere il casco si possa ripetere: "Noi agenti di polizia guadagniamo 1.300 euro al mese, viviamo una situazione di estrema difficoltà, quando facciamo ordine pubblico stiamo tutto il giorno in strada. Ci tagliano gli straordinari. La verità è che anche noi non ne possiamo più. E se la situazione non cambia, e anche piuttosto in fretta, molti vorranno legittimamente unirsi alla protesta con gesti di disobbedienza civile. Si può dar loro torto?».