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La giustizia inglese le ruba la figlia, la diplomazia italiana non fa niente. "Ministri, toghe e diplomatici non ci ascoltano"

Dopo i marò, i tifosi laziali arrestati in Polonia e le famiglie intrappolate in Congo, un'altra italiana abbandonata dalla Farnesina

Roberto Procaccini
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Abbandonata dai ministeri di Giustizia, degli Esteri, dal consolato italiano a Londra e dai tribunali di Roma e Firenze. E' Alessandra Pacchieri, 35 anni nata a Chianciano e residente a Chiusi: è la donna costretta in Inghilterra (per sentenza di un giudice) a subire un cesareo e che ha visto i servizi sociali britannici scippargli la figlia ancora prima che nascesse. E che in tutto questo tempo non ha ricevuto alcun aiuto dalle istituizioni del Belpaese. Chi è - Una storia difficile, quella di Alessandra, condita da due figli da due diversi padri, la sofferenza psicologica della depressione con disturbo bipolare, una selezione per diventare hostess Ryanair (per questo si trovava in Inghilterra) andata male e un presente da badante di un coppia di anziani. Ma i legali della donna, raggiunti da Antonella Piperno di Panorama, denunciano: da maggio ad oggi hanno solelcitato toghe, ministeri e diplomatici, senza che nessuno si prodigasse a risolvere il caso. "Ci ha risposto solo il ministero della Giustizia - raccontano i legali Stefano Oliva e Luana Izzo -. Ci ha spiegato di non essere competente invitandoci a perseguire le vie legali nel Regno Uniti". E così dopo il caso dei due marò detenuti in India, i tifosi laziali sommariamente arrestati e processati in Polonia, i 52 italiani intrappolati in Congo, un altro passo falso della diplomazia. La versione di Alessandra - Chiamare la polizia temendo di aver smarrito i passaporti delle figlie, e trovarsi internata in ospedale e derubata della bambina che si portava in grembo. E' l'estrema sintesi della vicenda di Alessandra Pacchieri. La donna, incinta di un senegalese, è in Inghilterra per un corso di addestramento professionale. Le prime due figlie sono state affidate alla madre dai servizi sociali italiani. E' l'agosto del 2012, l'aspirante hostess è nella sua camera d'albergo quando la coglie una crisi di panico (forse per non aver assunto i farmaci che le regolano l'umore). I poliziotti si mettono in contatto con la famiglia in Italia e, quando apprendono del disturbo bipolare, la internano in un reparto psichiatrico. All'internamento segue il cesareo obbligatorio (malgrado Alessandra, sostengono i suoi legali, abbia più volte detto ai medici nel suo ottimo inglese di voler partorire in Italia). La bambina viene registrata all'anagrafe con il cognome del padre della prima figlia di Alessandra, impedendo al genitore senegalese, che pure si era fatto avanti per il riconoscimento, di far valere la propria patria potestà sulla neonata. Nei primi mesi alla Pacchieri, seguita da un legale d'ufficio "che non la teneva al corrente delle udienze" (denunciano gli avvocati) viene concesso di incontrare la figlia solo una volta al giorno. Ad ottobre 2012 la donna decide di tornare in Italia, ritenendo di poter far valere meglio i propri diritti dal Belpaese. Ma nel febbraio 2013 il tribunale della contea di Chelmsford dispone l'affidamento preadottivo della bambina. E ora? - Potato all'attenzione dell'opinione pubblica dai media, la questione è diventata una caso politico anche in Inghilterra. Il deputato liberal-democratico John Hemming ha definito quanto avvenuto ad Alessandra Pacchieri "un abuso di diritti umani". I servizi sociali inglesi, raccontano gli avvocati, vietano alla madre di incontrare la figlia sostenendo che è stata già adottata. La piccola, che ora ha 1 anno e 4 mesi, vive nella contea dell'Essex e sta seguendo un "percorso di avvicinamento" con la coppia che dovrebbe prenderla in affidamento. Riusciorà la Farnesina a risolvere la questione?

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