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Tutti i "Cavalieri" della vergogna

Seko, Ceausescu, Assad, Tito

Andrea Tempestini
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Dopo la condanna, è cosa nota, Silvio Berlusconi potrebbe perdere il titolo di Cavaliere della Repubblica. Una nuova umiliazione per l'ex premier, a cui verrebbe sottratta un'onorificenza che in passato, però, non è stata "scippata" nemmeno a tiranni e ditattori. Già, perché nella storia d'Italia ci sono diversi "Cavalieri indegni", categoria ben poco nobile nella quale il Cav (l'unico Cav che si identifica con la parola Cav) difficilmente potrebbe rientrare. La rassegna degli emeriti è stata effettuata da Lettera43. Retromarce siriane - Si parte con un'eccezione, quella di Bashar al Assad, al quale (ecco l'eccezione) nell'ottobre del 2012 su richiesta di 22 senatori il titolo fu revocato: ma fino a quel giorno anche il dittatore siriano, mente delle repressioni violentissime che hanno massacrato i ribelli del Paese, è stato Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. L'onorificenza gli fu assegnata nel marzo 2010, quando la comunità internazionale ancora nutriva fiducia nell'"uomo nuovo" del Medioriente. Il titolo gli fu poi revocato dallo stesso Giorgio Napolitano che lo conferì. Dimenticanze kazake - Il titolo spettò anche a Nursultan Nazarbayev, il padre-padrone del Kazakhstan, coinvolto nel recente caso Shalabayeva che fece traballare il ministro degli Interni Angelino Alfano. Nei giorni dell'intrigo internazionale, Nazarbayev era descritto come un dittatore a tutto tondo, e tutti scordavano il titolo che gli era stato conferito il 4 marzo 1997 dall'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro (per inciso, già all'epoca, il kazako veniva contestato per lo scarso rispetto dei diritti umani). Come dimostrano i nomi della lista, l'onorificenza di Cavaliere, spesso, è più un atto di politica estera, di strategia diplomatica, piuttosto che un riconoscimento per meriti "tutti Italiani". Motivo in più, quest'ultimo, per scacciare la "tentazione" di scippare il Cav (quello vero...) del titolo: senza voler tirare in ballo la politica, i meriti "tutti italiani" nella storia imprenditoriale dell'ex premier sono innegabili. Infornata di nazisti - Tra gli "antenati" dei Cavalieri, bisogna ricordare gli appartenenti all'Ordine supremo della Santissima Annunziata, il prestigiosissimo collare istituito dalla famiglia Savoia e che, più volte, finì sul collo di personaggi quantomeno dubbi. Tra questi, nel 1939, Joachim von Ribbentrop, il nazista ministro degli Esteri del Reich; l'anno successivo il collare spettò a Hermann Göring, braccio destro di Hitler. Dopo l'esilio dei Savoia, l'Italia repubblicana sostituì il collare e istituì l'Ordine al Merito con la legge 178 del 1951, destinato a "dare una particolare attestazione a coloro che abbiano speciali beneremenze verso la Nazione". Le cinque classi - Nel dettaglio, oggi, l'ordine è composto da cinque classi: Cavalieri di Gran Croce, Grandi Ufficiali, Commendatori, Ufficiali e Cavalieri. Ai Cavalieri di Gran Croce, per altissime benemerenze e in casi eccezionali, può essere conferita la decorazione di Gran Cordone. Peccato che tra le "altissime benemerenze" risultino personaggi quali Tito, Ceusescu e Suharto. Dittatori a go-go - Procediamo con ordine. Nel 1969 il presidente Giuseppe Saragat offrì il riconoscimento a Josip Broz Tito, il dittatore jugoslavo, e a tre suoi luogotenenti. Vennero così accantonate le repressioni politiche e le pulizie etniche anti-italiane. Nel 1972 fu il turno di Giovanni Leone, che insignì Suharto, presidente golpista indonesiano, che divenne Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone, al pari del sanguinario tiranno romeno Nicolae Ceausescu, che ottenne la decorazione nel 1973. Con Ceausescu, il titolo andò anche alla moglie Elena, la sadica zarina romena che, nel 1989, venne fucilata accanto al consorte. Il macellaio africano - La rassegna continua poi con Mobutu Sese Seko, dittatore congolese (poi ribattezzato da lui stesso Zaire) e che pochi prima anni dell'onorificenza aveva fatto impiccare pubblicamente i suoi oppositori. L'ordine non gli venner revocato neppure quando si "impose" come uno dei tiranni più sanguinosi e odiosi dell'Africa. Scalfaro, inoltre, nel 1999 concesse la benemerenza al leader palestinese Yasser Arafat, che nel 1994 aveva ricevuto il Nobel per la pace. Quindi si arriva agli anni di Giorgio Napolitano. Non solo Assad: nel 2007 il titolo andò a re Abdallah dell'Arabia Saudita e tre ambasciatori della famiglia reale, con buona pace della mezza tirannia nel Paese e la condizione di sostanziale segretazione delle donne. Il fuggiasco egiziano - E ancora, il titolo fu consegnato a Jaber al Sabah, emiro del Kuwait, che reagì alla Primavera araba sciogliendo il parlamento e facendo arrestare il suo maggiore oppositore politico. Per inciso, il titolo del Cavaliere nel 2010 fu conferito anche a Rachid Mohamed Rachid, all'epoca ministro del Commercio estero in Egitto che poi, dopo la deposizione di Mubarak e la condanna a cinque anni in contumacia, fuggì dal Paese. Una lunga lista di personaggi ambigui a cui è stata concessa la benemerenza, poi non revocata. La stessa benemerenza che, ora, in molti vorrebbero togliere al Cavaliere.

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