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Macchè legge sui femminicidiil vero pericolo è Facebook

Della ragazzina stuprata a Molfetta era stato creato un falso profilo che la indicava «disponibile». Ma per intervenire contro i farabutti del web ci vuole troppo tempo

Matteo Legnani
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Nella scena tra animaloide e raccapricciante di Molfetta, lì dove tra maggiorenni e minorenni ci si sono messi in dieci a violentare ripetutamente una ragazza di 14 anni (quattro di loro sono già agli arresti), c'è un particolare ulteriormente raccapricciante. Il fatto che non so se quegli stessi animaloidi o qualche loro complice avesse creato un falso account Facebook a nome della ragazza da cui risultava che lei era disponibilissima, «pronta a tutto», che bastava andarle addosso per soddisfarla e esserne soddisfatto. La domanda che pongo è semplice. La futura vittima avesse saputo di quell'account prima che i fatti accadessero, avrebbe potuto cancellarlo e toglierlo di mezzo e cercare di parare l'agguato che le stava arrivando? La risposta è «assolutamente no».  Il web è un territorio franco dove può avvenire di tutto, dove possono dire di tutto, dove possono dirti di tutto, dove possono inventarsi quel che vogliono e quando vogliono, dove possono violare la tua identità come e quando vogliono.  Ne parlo, nel mio piccolo, per esperienza personale. Io non sono e non sarò mai, mai e poi mai, su Facebook. Solo che lì c'è un account a mio nome dove non so quale sterco vivente si presenta come se fossi io, e scambia “amicizia” con quelli che gliela chiedono come se fossi io, e va raccontando quel che faccio la sera, chi incontro, e nomi e cognomi e immonde falsità. Account farlocco - Ovviamente io non ne sapevo nulla e finché più di un amico me l'ha fatto notare. Una mia amica ha scritto allo sterco vivente e gli ha detto: «So che non sei Mughini, ma tu chi sei?». Ovviamente lo sterco vivente non ha risposto, e perché mai avrebbe dovuto? A quel punto sono andato alla Polizia Postale e ho presentato richiesta formale che quell'account fosse cancellato. Una gentilissima funzionaria s'è scritta tutto e mi ha fatto firmare. L'account farlocco sarà dunque cancellato a brevissimo tempo? Nemmeno per idea. Se va bene ci vorrà poco meno di un anno. Ci vogliono sei mesi perché la Polizia Postale italiana faccia una richiesta per iscritto (in inglese) alla sede del motore centrale di Facebook, situato negli Usa. A quel punto, e se loro non saranno particolarmente distratti o occupati da problemi ben più grandi relativi alla loro onnipotenza, potranno decidere se sì o no bloccare lo sterco vivente che si fa passare per il sottoscritto. Il quale ha ancora un anno o poco meno per far eruttare il suo olezzo. Tutto è possibile - Immagino che lo stesso tempo ci sarebbe voluto se la ragazza di 14 anni avesse chiesto di cancellare quella monnezza dov'era scritto che lei non aspettava altro che di avere addosso degli animaloidi. È il terzo millennio, bellezza. Il tempo del web, il tempo di Internet e di Facebook. Non che io sia così stupido da non capire le straordinarie potenzialità di tutto questo, della comunicazione rapido-immediata nel cercare tutto il mondo in un clic. Chi di noi aveva bisogno di saperne di più su un episodio minore o su un protagonista minore e non ha trovato il ben di dio delle informazioni su Internet? Certo che è così. C'è però l'altro lato della medaglia. Che quello è un territorio dove chi arriva primo conquista e ammazza. Mai e poi mai sulla carta stampata io potrei spacciarmi per Maria Giovanna Maglie o Antonio Socci e scrivere a loro nome delle cose per loro ributtanti. Verrei intercettato e scoperto in tre minuti tre, e magari conciato per le feste da un qualche tribunale. Sul web invece è possibile di tutto in fatto di violazione dell'identità e della privatezza, quei valori a difesa dei quali firmiamo ogni giorno non ricordo più quante carte e cartuzze. Valori che sul web non esistono nemmeno lontanamente. E se non esistono sul web è come se non esistessero nel mondo di oggi. No agli appelli - P.S.: Un'ultima cosa a proposito di quegli animaloidi e delle ricorrenti violenze sulle donne, di cui il termine “femminicido” fa da stenogramma iconico e mostruoso. Confesso che mai e poi mai firmerei un “appello” contro quella violenza e contro quel “femminicidio”. E come se fosse pur lontanamente possibile che un “uomo” stesse dalla parte della violenza contro le donne, come se fosse lontanamente possibile che nella mia vita reale io prendessi in considerazione l'ipotesi di usare violenza alle donne, contro una donna che mi sia vicina o remota. Quelli non sono uomini, sono animaloidi. E come se quei dieci mascalzoni di Molfetta sarebbero stati arrestati da un qualche appello firmato da Roberto Saviano o da altri di quanti si reputano maestri di coscienza e di umanità e perciò firmano appelli un giorno sì e l'altro pure. I dieci di Molfetta animaloidi sono, non c'è scampo purtroppo. Io non c'entro con loro. Niente. E dunque nessun appello. di Giampiero Mughini

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