Legge di Stabilità, grillini e Sel contro emendamento stadi di proprietà: "Favore ai palazzinari, danno ad ambiente"
Il governo propone una semplificazione delle autorizzazioni per l'ampliamento o la costruzione di nuovi impianti sportivi. Ma per l'opposizione "è un colpo di spugna che prepara nuove tragedie come quella sarda"
Ecco una novità: gli stadi di calcio sono una minaccia per l'ambiente. Il governo inserisce nella legge di Stabilità un emendamento per la semplificazione autorizzatoria per l'ampliamento e la realizzazione di impianti sportivi e di costruzioni funzionali agli stessi impianti, anche se non necessariamente contigui. Si tratta, cioè, della famosa legge sugli stadi che in Italia si attende da anni e che il premier Enrico Letta, dopo il fattaccio di Salerno (derby contro la Nocerina sospeso per volere degli ultrà), ha solennemente promesso. "La approveremo entro gennaio", aveva detto il presidente del Consiglio. Tutto ok? No. Perché ora che l'esecutivo ha partorito l'emendamento, si solleva subito il fronte del no: "Un regalo ai palazzinari, accelera il consumo del suolo, sottrae spazio all'agricoltura". No-Stad - E così in un paese dove è già pronto un no per ogni proposta (No-Tav, No-Muos, No-Mose etc etc), si prepara anche il movimento "No-Stad", tutto interno ai partiti e alle istituzioni. Gli stadi di proprietà sono solitamente presentati come la panacea di tutti i mali (stando agli esperti, rappresentano la soluzione ai problemi tecnici, finanziari e di sicurezza del calcio nostrano), così come ciclicamente si parla della necessità di mutuare il modello inglese (o tedesco), centrato appunto sugli impianti di proprietà dei club. Ma nel Belpaese ci piace cavillare. Aprono il fuoco di sbarramanto contro l'emendamento della Legge di Stabilità i grillini. "E' un colpo mortale al suolo, un favore alla speculazione edilizia" si legge in una nota dei deputati pentastellati nelle commissioni Ambiente e Agricoltura alla Camera. Dire no agli stadi, spiegano, "significa tutelare i cittadini italiani: Dire stop al consumo di suolo significa, è inutile negarlo, mettere un freno anche a tragedie come quella avvenuta in queste ore in Sardegna". Già, perché per i grillini un'infrastruttura come lo Juventus Stadium (l'unico impianto di proprietà in Italia) non è uno stadio, ma una manifestazione "della mania dello sviluppo a ogni costo" che espone l'uomo alle tragedie naturali. Non solo i grillini - Ma tra i No-Stad non ci sono solo i grillini. Ci sono anche i vendoliani: l'emendamento sugli stadi "nasconde di fatto una super speculazione che non può passare sotto silenzio", dice il responsabile nazionale Ambiente di Sel, Paolo Cento. Il tre volte parlamentare Verde, noto tifoso romanista, la butta sulla campagna epocale: "Tutti coloro che hanno a cuore un futuro diverso per questo Paese debbono opporsi". Mentre a cercare un pericolo parallelo tra i possibili effetti dell'emendamento e l'attualità, ci si mette anche l'Istituto Nazionale di Urbanistica, che nella semplificazione ci vede solo del marcio: "La ripresa economica non passa dalla cancellazione delle regole - si legge in una nota - questa soluzione anche se sembra comoda e agevole, rivela assai scarsa lungimiranza". Il tutto, viene calato il fendente, mentre "i guasti causati dalla cementificazione selvaggia, sotto forma di alluvioni, frane e tragedie, sono lì a ricordarcelo, tutti gli anni e più volte ogni anno". Leghisti contro, con distinguo - Ok agli stadi di proprietà, ma non con questa legge e non in questo modo. E' il succo della risposta di Giancarlo Giorgetti e Davide Caparini, rispettivamente capogruppo a Montecitorio e deputato della Lega. "Siamo stati i primi in Italia a presentare una proposta di legge per regolare la costruzione di nuovi impianti sportivi - scrivono in una nota - che non devono gravare sui comuni ma essere autonomi da un punto di vista finanziario". Ma adesso i conti ai verdi non tornano: "Secondo indiscrezioni di stampa - continuano -, invece, sembrerebbe che il Governo, attraverso un emendamento alla legge di stabilità (la sede opportuna?), sarebbe intenzionato a portare avanti una norma tesa più a favorire la speculazione edilizia che a mettere ordine sulla costruzione di nuovi impianti. Restiamo molto perplessi - concludono - e ci auguriamo che il testo definitivo del Governo assomigli il meno possibile alle anticipazioni pubblicate da alcuni organi di stampa". Il governo s'accomoda - Nel cuore dell'esecutivo c'è chi si prepara a offrire la sponda alle proteste No-Stad. Ad aprire la breccia è il viceministro dell'Economia Stefano Fassina, che come sente montare le proteste, dice: così come formulata, la bozza di emendamento del governo sugli stadi "non va e potrebbe non essere presentata". Insomma, il fronte del no si prepara a incassare una nuova vittoria.