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Quelli che rimettono in croce Gesù

Andrea Cionci
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Una cerchia ristretta di aridi baciapile ammuffiti, amanti solo dell' esteriorità liturgica e che magari votano anche sovranista: questo è il cliché con cui i media dipingono la cosiddetta "ala tradizionalista" dei cattolici che si opporrebbe alle "rivoluzionarie e democratiche" aperture di papa Francesco. La realtà è molto diversa: nella Chiesa stanno avvenendo epocali rivolgimenti a livello dottrinario e teologico mai visti nella sua storia bimillenaria, nemmeno sotto papi corrotti e dissoluti come Alessandro VI Borgia. Se molti fedeli restano smarriti, gli intellettuali cattolici si accapigliano fra loro e i pochi preti che protestano pubblicamente vengono silurati o addirittura scomunicati. Qualcuno, come Monsignor Carlo Maria Viganò - fuggito dopo aver svelato le carte sul cardinale pederasta e abusatore McCarrick (grande elettore di Bergoglio) - ritiene persino di essere, oggi, in pericolo di vita. Del furioso corpo a corpo che si sta combattendo tra cattolici "classici" e catto-progressisti, il pubblico esterno percepisce solo una minima eco poiché la feroce dialettica si svolge su un piano essenzialmente per addetti ai lavori. Pochi immaginano, tuttavia, come questi sconvolgimenti teologici influiscano anche sulla vita quotidiana dei cittadini, basti pensare al ruolo ormai sacralizzato dei migranti, ai quali è stato dedicato perfino un monumento in piazza San Pietro. Dal «diritto a non emigrare» di cui parlavano Wojtyla e Ratzinger, si è passati al «diritto all' accoglienza» di Bergoglio. Una virata completa, con un' insistenza sul tema spesso giudicata ossessiva. Causa ed effetto di tali inversioni è lo smottamento su questioni fondamentali come la Giustizia e la Misericordia di Dio, su verità di fede come la divinità di Cristo o la perpetua verginità della Madonna, (dogma recentemente tornato alla ribalta con l' immagine choc postata da Saviano in cui si vedeva Maria mentre partoriva). IL CATECHISMO Non si tratta di sofismi marginali: l' impianto dottrinario della Chiesa, organizzato con criteri razionali e codificato nel Catechismo, è come un grande orologio messo a punto attraverso i secoli: se si modifica un ingranaggio, si innesca una concatenazione logica dagli effetti dirompenti. A volte basta molto meno, come la frase di papa Francesco «chi sono io per giudicare un gay se cerca Dio», che ha fatto scoppiare in seno allo stesso clero l'"omoeresia", ovvero il corpus di rivendicazioni omosessualiste guidate, peraltro, da un gesuita, padre James Martin. Su quest' onda, Monsignor Nunzio Galantino, teologo di fama, cappellano di Sua Santità e già Segretario generale della Cei, l' anno scorso ha addirittura reinventato l' Antico Testamento, dichiarando come Sodoma fosse stata «salvata dal Signore» (mentre è noto che la città biblica fu distrutta col fuoco da Dio per le abitudini sodomitiche dei suoi abitanti). Ancor più di recente, la Pontificia Commissione Biblica che interpreta il peccato di Sodoma come «mancanza di accoglienza verso gli stranieri». Se tali deformazioni provengono da personalità e organismi così eminenti, in molti temono che le fondamenta del Cattolicesimo si stiano sfaldando. Basti pensare che perfino uno dei teologi di papa Francesco, il monaco laico Enzo Bianchi, già commercialista in Torino e oggi priore emerito del non-cattolico monastero di Bose, viene accusato esplicitamente di essere un eretico neo-ariano. Il riferimento è all' eresia di Ario, presbitero del III secolo che negava la natura divina di Cristo. Ha spiegato Enzo Bianchi a Gad Lerner: «Gesù è nato uomo, completamente uomo. Chi deifica Gesù sulla terra commette un errore, lo deifica troppo presto». LA MAFIA DI SAN GALLO Il priore di Bose nega dunque la base del Cattolicesimo, ovvero che «Cristo sia Dio vero da Dio vero, della stessa sostanza del Padre» come sancito dal Concilio di Nicea nel 325. Nonostante le sue proposizioni, Bianchi ha presieduto, in agosto, il ritiro mondiale dei sacerdoti ad Ars, città del Santo Curato e ovunque diffonde le sue teorie in seguitissimi convegni e seminari. Sulla stessa linea, il cardinale Walter Kasper, tra i grandi elettori di Bergoglio e membro della cosiddetta «Mafia di San Gallo», la loggia di 11 porporati progressisti che, secondo l' ammissione di uno dei suoi membri, il cardinale Danneels, avrebbe costretto alle dimissioni Benedetto XVI. Scrive Kasper: «Questa confessione di Gesù Cristo Figlio di Dio è un residuo di mentalità mitica, passivamente accettato». Kasper non crede nemmeno nella Risurrezione: «Dobbiamo supporre che non si tratti di cenni storici, ma soltanto di artifizi stilistici, escogitati per richiamare l' attenzione e creare "suspance"». Se per la nuova teologia Cristo è stato solo un uomo, si comprende anche perché il culto della Madonna venga messo in ombra dal pontificato di Bergoglio che, invece, ha tributato grandi lodi a Lutero, rinnegatore della Vergine. Così padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa pontificia, può dichiarare con disinvoltura come i cattolici abbiano adorato «in modo esagerato e sconsiderato la Madonna minando il dialogo coi luterani» (che peraltro non la riconoscono affatto). Tutto torna: se la Madonna non ha avuto un parto miracoloso, virginale ed era una donna come le altre, allora anche suo figlio non era Dio. E viceversa. La madre di Gesù pare oggi relegata a simbolo ecologico, tanto che il suo culto è diventato intercambiabile con quello della Pachamama amazzonica, una divinità pagana venerata dagli antichi Inca (noti per i loro sacrifici umani) alla quale oggi le popolazioni andine sacrificano giovani lama e foglie di coca. Queste ed altre conclamate eresie conducono tutte verso un impianto abbastanza coerente (ma non cattolico) in cui il migrante, il povero e l' ultimo diventano essi stessi corpo di Cristo. Gesù perde la sua divinità, l' Eucaristia è puramente simbolica e la Vergine Maria diventa la Madre Terra. «In Dio la misericordia prevale sulla giustizia» afferma Enzo Bianchi, (ma, al contrario, la dottrina parla di un perfetto equilibrio). Di conseguenza, la morale sessuale va per conto suo poiché l' inferno non esiste, come spesso è sembrato voler sostenere lo stesso Bergoglio. Così, alla fine, todos caballeros, tutti perdonati, tutti in Paradiso. Un controsenso teologico, poiché Dio, con questo "perdono imposto" impedirebbe all' uomo di scegliere liberamente se seguirlo o rifiutarlo. MISERICORDIA DIVINA Tecnicamente, i critici più severi del nuovo corso bergogliano, individuano nella Chiesa una metastasi di tre eresie galoppanti: il neoluteranesimo, il neomodernismo e il neoarianesimo. Vista dall' esterno, la direzione intrapresa sembra essere quella in cui ovunque si abbassa l' asticella, tutto è reso più terreno e meno divino, più facile, zuccherino ed emotivo, colmo di diritti e povero di doveri. La misericordia divina salva tutti, senza grandi responsabilità, senza meriti o demeriti. Un "6 politico della fede", apparentemente di facile appeal per la modernità, ma che sta deludendo per il crollo dei consensi, della partecipazione e delle offerte. Torna inevitabilmente alla memoria l' ammonimento di Gesù: «Larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione... Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita». di Andrea Cionci

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