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Divorzio e animali domestici, tutto quello che c'è da sapere

Giulio Bucchi
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Nella nostra società e nelle nostre famiglie gli animali domestici assumono, giorno dopo giorno, un ruolo più importante. C'è chi sceglie generosamente di tenere un cane o un gatto per salvarlo dalla triste sorte dell'abbandono. Chi ha paura di sentirsi solo e vuole garantirsi amore e attenzioni incondizionati. Chi vuole insegnare responsabilità e solidarietà ai bambini e sceglie di farlo con un animale del quale il minore deve prendersi cura. Chi vuole aggiungere amore alla propria vita o alla propria coppia. Chi ripone nell'animale domestico la strategia per fare nuove conoscenze. Qualunque sia la ragione, il risultato è lo stesso: un animale domestico implica tanto amore, calore e tenerezza, ma altrettanta responsabilità, sacrificio e scelte. Anche in caso di divorzio. Come fare, infatti, se l'amore – quello tra gli uomini – finisce, ma quello per l'animale domestico rimane talmente vivo che entrambi non possono pensare di vivere senza il proprio border collie o il proprio certosino? La risposta non è così immediata e, in caso di contestazione, non ci si può limitare a verificare chi sia l'intestatario del microchip. La soluzione più intelligente sarebbe quella di farsi guidare da buon senso e ragionevolezza e decidere - di comune accordo - con quale padrone il cane o il gatto dovrà vivere, prevedendo la possibilità per l'altro di portarlo al parco di tanto in tanto, di trascorrere pomeriggi insieme e di spartire le spese per l'acquisto del cibo e per le cure mediche. Traguardo che può essere raggiunto con l'aiuto di avvocati che indichino al proprio Assistito fino a che punto insistere per evitare pretese infondate e richieste ingiustificate. Ma se non si riesce a trovare un accordo e si rende indispensabile rimettere al giudice la decisione su chi debba tenere con sé il cane o il gatto? Il punto è che, in materia, la nostra legge non fornisce alcuna indicazione che possa guidare le decisioni dei giudici e lo spirito pratico delle parti. Ogni causa, quindi, è a sé e sarà valutata distintamente non solo tenuto conto dei vari orientamenti giurisprudenziali sino a oggi elaborati ma, altresì, in base alla sensibilità di ciascun giudice nei confronti degli amici a quattro zampe. Alcune pronunce, per esempio quella del tribunale di Milano del 2011 o quella del tribunale di Como del 2016, hanno affermato che il “giudice non si debba occupare dell'assegnazione degli animali domestici”. Secondo queste pronunce, la questione potrebbe trovare ingresso nelle aule giudiziarie solo in caso di accordo tra i padroni. Tuttavia, altre sentenze - per esempio una pronuncia del tribunale di Milano nel 2013 e di Roma nel 2016 - hanno “smussato gli angoli” dell'orientamento sopra descritto affermando che l'animale da compagnia è un “essere senziente” al quale deve essere riconosciuto un vero e proprio “diritto soggettivo”. Senza che questo implichi l'equiparazione ai figli. Non è possibile, in altre parole, estendere al cane e al gatto le previsioni del codice civile in materia di filiazione. In un crescendo di decisioni garantiste, nel 2019, il tribunale di Como ha addirittura posto l'accento sul “benessere dell'animale” e sul proprio “miglior sviluppo possibile” come valori che il giudice deve considerare nel determinarsi in un senso o nell'altro. Dal punto di vista legislativo, infine, esiste una proposta di legge che, se approvata, determinerebbe l'aggiunta del seguente articolo nel codice civile: “in caso di separazione dei coniugi, proprietari di un animale familiare, il tribunale, in mancanza di un accordo tra le parti, indipendentemente dal regime di separazione o di comunione dei beni e secondo quello che risulta dai documenti anagrafici dell'animale, sentiti i coniugi, i conviventi, la prole e, se del caso, esperti di comportamento animale, attribuisce l'affido esclusivo o condiviso dell'animale alla parte in grado di garantirne il maggior benessere. Il tribunale è competente a decidere in merito all'affido anche in caso di cessazione della convivenza more uxorio”. È innegabile, quindi, come negli anni vi sia stata sempre una crescente sensibilizzazione nei confronti degli amici a quattro zampe, ormai considerati preziosi e insostituibili compagni di vita ai quali deve essere riconosciuto – anche giuridicamente – il ruolo fondamentale che ricoprono nella quotidianità di milioni di famiglie italiane. di Marzia Coppola [email protected] studio legale Bernardini de Pace

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