Cenone di Natale da incubo, depressione e stress: il 50% non lo sopporta, le ragioni del malessere
Fatica interiore ed emotiva, legata a un disagio affettivo più privato e connesso alla sfera emozionale, accompagnato da ansia, stanchezza, insofferenza e irritabilità, causate dall' organizzazione della cena di stasera, la vigilia del Natale. È quello che registrano gli psichiatri in quasi la metà degli italiani (44%) a poche ore da uno dei momenti più attesi dell' anno, con le luminarie accese, le romantiche decorazioni, i regali sotto l' albero, i parenti in arrivo e i panettoni pronti per essere tagliati, dove tutto pare perfetto, mentre invece per molti quello delle festività natalizie non è un periodo semplice da affrontare, bensì motivo di stress emotivo e malinconia che pervade l' anima e la psiche. Leggi anche: Tingersi o lisciarsi i capelli? Rischi il cancro Un' indagine di MioDottore, piattaforma leader in Italia specializzata nella prenotazione online di visite mediche e parte del gruppo DocPlanner, ha coinvolto 5.800 utenti in una survey sulle sensazioni che le festività più vorticose del calendario generano in loro. Ebbene, esistono macro aree di stress legate a questo particolare periodo dell' anno, per cui quasi un terzo degli italiani (30%) considerano la propria situazione familiare così delicata e poco serena da non riuscire a godersi le ferie, mentre un altro terzo (29%), nonostante abbia un ménage casalingo gestibile, vive come una costrizione trascorrere del tempo con i familiari e parenti proprio in quei giorni. Molte persone infatti, iniziano già tre settimane prima a cambiare atteggiamento mentale e comportamenti in vista degli impegni che la festa impone, recriminano, si lamentano e cambiano umore sentendosi sopraffatti dalla spirale degli obblighi in aggiunta agli impegni quotidiani, i quali paradossalmente appaiono più piacevoli e rilassanti al confronto della temuta ultima settimana di vacanza dell' anno. PURA FORMALITA' In pratica sette italiani su dieci risultano vittime dello stress natalizio, anticipato dall' ansia dei regali ricercati per persone, in linea di massima parenti, che si vedono sì e no una, due volte l' anno, e di cui non si conoscono neppure troppo bene i gusti, per cui l' acquisto di quei doni si riduce sovente a pura formalità. A tutto questo si aggiungono anche le problematiche lavorative e sentimentali, in primo luogo quelle delle relazioni extra-coniugali, che rappresentano una reale preoccupazione per ben il 20% dei rispondenti, che devono destreggiarsi con amanti che si lamentano, che si sentono abbandonate nei giorni di festa e causano sensi di colpa. Se la metà degli intervistati (52%) prova un sentimento positivo nel rivedere i propri familiari in occasione delle festività, perché spesso durante l' anno si è troppo occupati dal lavoro o questioni personali, ben il 48% di loro inizia a sentirsi inquieto subito dopo l' antipasto della fatidica cena, o non vede l' ora di alzarsi da tavola considerando alcuni parenti scomodi, i bambini fastidiosi, e c' è chi espressamente spera di sedere lontano da zie indagatrici di vita amorosa e suoceri che non celano l' idea di diventare nonni, o chi addirittura sogna di essere in un altro luogo, lontano da quel desco, percependo quello familiare come un obbligo troppo gravoso. A poche ore dal cenone di Natale inoltre, cresce l' ansia da tavola imbandita, e un italiano su tre (32%) teme le abbuffate natalizie, vive con agitazione (35%) e con sensi di colpa (29%) l' approccio alla serata, non solo dal punto di vista alimentare, ma anche quello delle relazioni, a causa della conviviale familiarità che inevitabilmente in una serata come questa facilita giudizi e domande troppo intime. LIEVE DEPRESSIONE In medicina è stata riconosciuta come sindrome la "Christmas blues", ovvero la malinconia natalizia, una lieve depressione direttamente collegata al periodo festivo, causata dal tour de force di convenzioni sociali e festeggiamenti inevitabili che, in molte persone, comporta ansia, insonnia, calo della libido, crisi di pianto e pensieri negativi, e tale caduta dell' umore, facilitata dai concomitanti cambiamenti stagionali, quali la diminuzione delle ore di luce e della produzione di serotonina, possono ulteriormente incidere sullo stato di tristezza influenzando il ritmo sonno-veglia, la sessualità, la memoria e molti altri ambiti associati al benessere generale. Non esiste un decalogo per sopravvivere alle feste natalizie, chi può parte verso mete esotiche per rientrare dopo l' epifania, ma il Natale è di per sé una festa simbolicamente carica, da secoli è l' emblema della famiglia, le cui dinamiche possono essere fonte di gioia tanto quanto di dolore, con obblighi morali di cui si farebbe volentieri a meno, e questo accade soprattutto in persone che stanno vivendo sentimenti negativi o non soddisfacenti, che soffrono questo disagio con un malessere diffuso e senso di solitudine che pervade l' animo e non si riesce a superare, al punto che il calo d' umore spesso sfocia in quella che si chiama "depressione sotto soglia", nella quale il paziente non riesce a condividere il piacere che è scontato per altri. Un capitolo a parte merita quello della famiglie allargate, se attorno alla tavola si riuniscono ex partner, nuovi compagni e figli nati da unioni differenti, una mistura potenzialmente esplosiva in cui le tensioni familiari, affettive e di gelosie reciproche tendono a venire a galla con più facilità, poiché queste riunioni "allargate" sono quasi sempre artificialmente armoniche, dettate dal senso di colpa dei figli, per averli privati, con la separazione, dalla vita in comune con l' altro genitore. Ricreare ad arte, anche per un solo giorno, una situazione di serenità psicologica a solo beneficio dei bambini, è una recita difficile e artificiosa, in quanto si può trasmettere loro l' illusione che nulla è cambiato nella vita dei genitori che rivedono insieme e sorridenti, e la delusione del giorno dopo le feste può a volte essere per loro cocente e psicologicamente negativa. Studi internazionali dimostrano che nel periodo natalizio non viene comunque registrato un aumento dei suicidi, (il culmine si raggiunge in primavera) probabilmente perché le persone con pensieri autolesionisti godono di un certo grado di protezione per la vicinanza, se pur percepita come subita, di familiari e parenti. In realtà il Natale non scatena, ma amplifica tutte le situazioni emozionali che già convivono nell' intimo di coloro che soffrono di un malessere a connotazione sociale-esistenziale, che non hanno relazioni stabili o soddisfacenti, che non sanno gestire la vita affettiva, che non sono appagati dal lavoro, o che hanno subìto la perdita di un amore, la fine di una relazione o lutti più o meno recenti, ma fortuna il 25 dicembre arriva solo una volta all' anno, e la "depressione natalizia", circoscritta a tale periodo, svanisce come per incanto con la ripresa delle abitudini di tutti i giorni, insieme al suo investimento emotivo e al profondo senso di solitudine. di Melania Rizzoli