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Roma, 89 superstiti di Lampedusa abbandonano centro accoglienza: "Spariti"

Roberto Procaccini
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Che fine hanno fatto gli 89 superstiti del naufragio di Lampedusa ospitati da un ente d'accoglienza romano? Nessuno lo sa. I superstiti (quasi tutti eritrei, 88 uomini e una donna) se ne sono andati senza preavviso e senza una spiegazione. Eppure quando il 12 novembre sono arrivati a Roma con un volo Mistral, la macchina della solidarietà era stata contenta di dargli il benvenuto, presente il sindaco Ignazio Marino. Gli 89 africani, sopravvissuti alla tragedia del 3 ottobre dove hanno perso la vita 366 persone, hanno tagliato la corda nel giro di una settimana. Il 18 novembre l'Assessorato al Sostegno Sociale e alla Sussidiarietà ha confermato che "sono andati via tutti o quasi tutti". "Hanno abbandonato il centro in cui li avevamo ospitati in varie tranche - spiega un portavoce dell'assessorato -. Può essere che molti di loro volessero raggiungere il Nord Europa, magari dove già hanno parenti". Nulla di illegale, sostengono dal Campidoglio: i profughi "sono liberi di andarsene dal centro di accoglienza e - specificano -, quando otterranno lo status di rifugiati politici, saranno liberi di andarsene anche dall'Italia". L'ospitalità - Gli 89 eritrei erano stati accolti presso l'Istituto Teresa Gerini dei Salesiani. Tutti insieme "perché la tragedia li aveva uniti", dicono. La macchina della solidarietà prevedeva un kit d'accoglienza (shampoo, sapone, asciugamano, una cartina della città, una scheda telefonica internazionale) e una diaria di 35 euro al giorno per 6 mesi (dei quali 7 offerti dal Comune di Roma). "Non erano prigionieri, erano ospiti del centro", abbassano i toni dal Campidoglio. Insomma, nessun problema: "I loro posti verranno dati ad altri richiedenti asilo - è la risposta ufficiale -, perché vogliamo proseguire nella politica di accoglienza in discontinuità col passato".

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