I cercatori muoiono proprio come funghi
Trovare buoni funghi è sempre più raro, mentre cadere o farsi male mentre li si cerca è un rischio concreto, da non sottovalutare. Prendiamo il caso del Piemonte, terra fertile non solo per i tartufi, ma per i miceti in generale. Da tre giorni le cronache riportano di incidenti, anche gravi, ai cercatori di funghi. Ieri mattina alle 8.30 un signore che era uscito per i boschi è precipitato per una trentina di metri in un dirupo nelle alture sopra Boccioleto, in provincia di Novada, ed è caduto giù. A soccorrerlo è stato l' elicottero del 118 che lo ha trasportato in gravi condizioni all' ospedale Maggiore della Carità, dove è arrivato in codice rosso. L' uomo è ricoverato nel reparto di rianimazione. Le sue condizioni sono giudicate serie ma vivrà, a differenza del suo "collega" 66enne, Enzo Poletti, il quale è stato trovato senza vita giovedì sera. Il cadavere di Poletti era in fondo a una scarpata nei boschi di Mollia, in Valsesia. L' uomo aveva fatto perdere le tracce dalla mattina quando era uscito in cerca di porcini e altre prelibatezze locali. La famiglia ha dato l' allarme perché all' ora di pranzo Enzo non si è presentato e non era da lui non chiamare né avvertire del ritardo, inoltre conosceva bene la zona e sapeva degli eventuali rischi. Nel primo pomeriggio l' allarme dei familiari è arrivato alle forze dell' ordine, una squadra dei vigili del fuoco si è subito attivata, insieme a Guardia di finanza e soccorso alpino. Tutta l' area è stata anche sorvolata dall' elicottero del Nucleo volo di Torino. E, alla fine, Enzo Poletti è stato rintracciato, ma per lui non c' era più nulla da fare. INTERVENTI CONTINUI Analoga sorte è toccata a Franco Silvano, un coetaneo residente a Rivarolo Canavese: caduto, forse a causa di un malore, a Ingria in Val Soana. Silvano era uscito con amico a cercare funghi e stava camminando lungo un sentiero quando, per cause ancora in fase di accertamenti, è caduto per alcuni metri lungo il terreno impervio, finendo all' interno di una boscaglia. L' amico ha subito chiamato il 112, ma quando i volontari del Corpo nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico piemontese sono giunti sul posto, il 66enne era morto. Dall' inizio dell' anno ci sarebbero stati oltre 60 interventi di emergenza, cioè chiamate da parte di cercatori di funghi che si sono trovati in difficoltà. C' è chi si è perso e chi si è fatto male camminando su percorsi accidentati; chi ha incrociato animali pericolosi e chi è finito in qualche buca. L' anno scorso, secondo i dati del Soccorso Alpino, i morti sono stati 9 solo in Piemonte, cifra che potrebbe essere superata quest' anno, visto che la stagione è appena cominciata. Le associazioni del settore hanno stilato vademecum per il perfetto cercatore di funghi. Il gruppo micologico torinese, che conta un centinaio di iscritti ed è presieduto da Roberto Giuffrida, organizza corsi per chi decide di avventurarsi sognando di tornare con una borsa piena di funghi. Alcuni accorgimenti possono sembrare scontati, ma nulla lo è quando si tratta di andare per boschi bagnati dalle piogge e con il fogliame scivoloso. Un esempio? No agli stivali di gomma. MAI USCIRE DA SOLI «Bisogna uscire con un abbigliamento adeguato e con scarpe da montagna perché può capitare di arrampicarsi e bisogna essere attrezzati», spiega Giuffrida, un vero appassionato della materia. «Poi noi sconsigliamo sempre di andare da soli, ma di essere almeno in due e di dotarsi di un bastone». Perdersi tra le pinete, oggi, non è più così frequente perché esistono cellulari con le applicazioni apposta ed è facile farsi trovare. Ma non bisogna sottovalutare i rischi di un hobby, praticato in genere sotto i 1.500 metri, appannaggio più degli over 60 che delle nuove generazioni. Per cui occhio alle articolazioni: non occorre fare delle maratone o essere super allenati. Per cercare i funghi basta essere in grado di sostenere una camminata lunga, per strade spesso impervie e umide, visto che il momento più propizio per fare incetta di "reali" o amanita caesarea (ovoli) o di macrolepiota procera, più noti come mazze di tamburo, è dopo le piogge, non certo quando il terreno è secco. Il gruppo di Giuffrida, finora, non si è mai trovato in situazioni di particolare pericolo: si tratta di studiosi e scienziati della micologia, non di principianti, per cui sanno come comportarsi. Però gli inconvenienti sono dietro l' angolo. «Non ci mai trovati nei boschi a fronteggiare dei lupi», spiega il presidente, «ma cinghiali, vipere o zecche sì». E soprattutto le ultime sono particolarmente odiose perché sono piccole, s' insinuano sotto la pelle e succhiano il sangue. In più portano batteri e virus. Fare i cercatori di funghi, insomma, non è proprio una passeggiata. di Brunella Bolloli