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Baby squillo, il tariffario negli sms:Due ore 300 euro, mezza giornata 500

Nicoletta Orlandi Posti
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Il “tariffario” e le regole delle attività delle baby squillo venivano stabiliti dagli aguzzini attraverso gli sms. Sono questi in nuovi inquietanti particolari che emergono nella squallida vicenda di pedofila, prostituzione, sfruttamento scoppiata a Roma. Nunzio Pizzicalla, uno degli arrestati, secondo le carte pubblicate dal Messaggero, manteneva la contabilità delle prestazioni delle minorenni. Secondo gli inquirenti, Pizzicalla avrebbe “impartito chiare disposizioni in merito ai tempi e alle tariffe da applicare in ordine alle prestazioni sessuali, nonché al tipo di informazioni da dare ai clienti“. Il Messaggero rende noto quello delle 26 maggio 2013 delle ore 13,07: "Per le cifre c'è una rettifica, facciamo direttamente entro le due ore 300 e supereate fino a mezza giornata 500". In uno altro dei messaggi inviati dallo sfruttatore ad una ragazza si legge: “Finora quanti clienti hai visto? So soldi, fai bella figura magari chissà potrebbe essere interessato alla relazione… ogni volta che fai uno mi devi mandare messaggio con tempo e soldi“. In un altro messaggio: “Fino adesso mi devi 110… su le prime erano 30 perché ti sei fatta dare 100, ma su 150 sono in realtà 45. La mia parte dove la stai mettendo?“.  Minacce - Quando le ragazzine non riuscivano a rispettare gli impegni presi, perché arrivavano in ritardo o non si presentavano, le proteste degli sfruttatori venivano effettuate sempre attraverso gli sms. Il Messaggero pubblica anche un messaggio che Mirko Ieni, un altro degli uomini coinvolti, avrebbe scritto ad Agnese: “Ti devi sbrigare, dove stai… ti fai venire a prendere e vieni qua se no hai chiuso con me micia, perché da oggi mi stai facendo perdere la pazienza“. Poi ancora: “Adesso questo lo chiami, ti fai venire a prendere, tardi mezz'ora… chiudemo qui i conti e te ne vai a casa, perché io non sto a giocà per niente. Già da oggi quello m'ha fatto stare due ore qua fuori a fa il deficiente… svegliateve, mo lo chiami“. E ancora: “No, non me lavorate… perché mi date le conferme invece fate gli affari vostri subito dopo… siccome state in giro, lo sento che state in giro, mo lo chiami Valerio se no avete chiuso ragà per me è finita da oggi, parlamose chiari siete poco serie, poco precise. Se state a fa gli affari vostri a me non me ne frega niente“. Secondo quanto emerge dalle conversazioni via telefono, le ragazze avrebbero utilizzato anche due nomi falsi per farsi riconoscere dei clienti: Aurora e Azzurra.

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