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Fondi russi Lega, Bruno Giancotti: "Gianco sono io ma non so nulla di questa storia, avranno chiesto consigli"

Caterina Spinelli
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"Sì, Gianco è come mi chiamano gli amici qua, ma di questa storia non ne so nulla", dice Bruno Giancotti, imprenditore italiano residente a Mosca e a lungo una delle figure di riferimento dei leghisti in Russia. Il suo nome è infatti finito al centro del caso Russia-Lega, dopo essere stato intercettato nel colloquio all'Hotel Metropol di Mosca pubblicata da Buzzfeed. Mentre risultano ancora sconosciuti i tre russi che, parlando tra di loro, fanno riferimento a quanto detto da "Gianco" in merito a una serie di tecnicalità dell'operazione. Giancotti - fa sapere La Stampa - dice di non sapere nulla dell'incontro, di chi fossero i russi presenti e neppure di chi fossero i due italiani, Luca e Francesco, che hanno accompagnato Gianluca Savoini all'appuntamento. Leggi anche: Bechis: "I fondi russi? Impossibile, ecco perché" L'imprenditore ammette sì di aver incontrato Savoini il giorno precedente, durante l'assemblea di Confindustria Russia e di averlo accompagnato spesso, assieme al suo socio, Claudio D'Amico - anche lui membro di Lombardia-Russia, attualmente consigliere di Matteo Salvini a Palazzo Chigi - ad incontri con politici e imprenditori russi. "Sono qua da 33 anni, quando sono arrivato c'era ancora l'Urss, pensi un po'. È ovvio che conosco molta gente. Ma di questo affare sul gasolio non so assolutamente niente". Eppure i tre russi lo citano parecchie volte, anche quando discutono di quale società interporre tra compratore (Eni, che però ha smentito) e venditore per realizzare la transazione. "Magari è qualcuno che mi ha chiesto un consiglio su come fare certe operazioni ma così in generale - ribadisce Giancotti -. Mi creda, non c'entro nulla con questa storia" conclude alla Stampa.

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