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PIPI' PER STRADA La Cassazione: "Non c'è reatose il bisogno è impellente"

La Suprema Corte dà ragione a un impiegato che era stato fermato di notte mentre sfogava i suoi istinti all'aperto perché non aveva trovato bagni pubblici

Nicoletta Orlandi Posti
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Quando scappa, scappa. E' per questo che la Cassazione ha cancellato la condanna di 200 euro di multa e assolto un 55enne A.T., dipendente pubblico di Lamon, denunciato con l'accusa di atti contrari alla pubblica decenza. All'1.30 del 2 gennaio 2009 l'impiegato, come racconta il Gazzettino di Belluno, era stato sorpreso dai carabinieri mentre faceva i propri bisogni in una stradina vicina a un ristorante in piazza a Lamon. "Sono dispiaciuto - cercò di spiegare l'uomo - ma sono stato costretto a usare questa stradina buia come toilette perché i tentativi di utilizzare i servizi del ristorante sono falliti". I carabinieri però non hanno voluto sentire scuse. Ora arriva la sentenza della Suprema Corte a dargli ragione: "fare pipì in luogo pubblico, per motivi impellenti, non è reato". 

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