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Amianto, tutti gli uomini che possono incastrare De Benedetti

Carlo De Benedetti

Ecco il team al lavoro per stabilire l'eventuale responsabilità sulle vittime d'amianto. Una lettera del 1989: Ivrea è a rischio

Giulio Bucchi
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L'ingegner Carlo De Benedetti e il fratello Franco erano già stati iscritti dalla procura di Ivrea sul registro degli indagati per omicidio colposo,  almeno per tutto il 2010 e fino al 2011, come risulta da alcuni atti di cui Libero è entrato in possesso. Poi però la loro posizione era stata archiviata. Il procedimento era quello per la morte di un'operaia dello stabilimento Olivetti di San Bernardo di Ivrea. In quel caso rimase alla sbarra solo l'ex amministratore delegato Ottorino Beltrami, defunto l'estate scorsa a 96 anni. E con lui i due processi in cui era imputato. Oggi però, nel nuovo procedimento, i casi di morte e malattia contestati agli ex vertici di Olivetti sono molti di più e relativi a un periodo più esteso. E non sembra che l'ex presidente De Benedetti (dal 1983 al 1996, dal 1978 vicepresidente) possa sperare di trovare inquirenti inesperti. Anche perché a Ivrea è iniziato un nuovo corso, legato anche all'ingrandimento del tribunale (diventerà il secondo o terzo del Piemonte). Da settembre si è insediato ufficialmente sulla poltrona di procuratore Giuseppe Ferrando, ex pm a Torino, città specializzata nelle indagini legate alle malattie professionali. Qui il pm Raffaele Guariniello ha fatto scuola e sempre qui è stato incardinato il primo processo-monstre sul tema dell'asbesto, quello contro i padroni della Eternit di Casale Monferrato (Alessandria). In estate a Ivrea è stata applicata, sempre da Torino, come procuratore facente funzioni, Gabriella Viglione, altro magistrato di grande esperienza che ha dato ulteriore impulso all'inchiesta. Tanto che oggi sulla scrivania del sostituto procuratore Lorenzo Boscagli ci sono i nomi di almeno 21 operai morti o malati. Nell'ufficio del pm, decorato da una sciarpa della Fiorentina, si lavora pure il sabato. Le notizie però circolano a fatica. Si sa che gli indagati sono più di venti, ma che solo undici hanno ricevuto un avviso di proroga delle indagini. Tra questi l'ex presidente De Benedetti e gli ex amministratori delegati Corrado Passera e Franco Debenedetti. La loro iscrizione non è certo stata fatta a cuor leggero, ma è stata ritenuta doverosa. In questa inchiesta i magistrati hanno fatto tesoro dei precedenti procedimenti e del lavoro degli avvocati di parte civile, quello della Cgil Laura D'Amico ed Enrico Scolari, un eporediese doc, cresciuto a pane e Olivetti, azienda di cui ricorda le colonie estive e i corsi d'inglese, ma a cui non ha intenzione di fare sconti. Tra i nemici giurati dei presunti avvelenatori di operai ci sono anche i sindacalisti della Cgil locale, guidati dalla segretaria Rita Castelnuovo. Forse perché tra i casi di morte segnalati in procura c'è quello di un ex delegato Fiom di Mercenasco (Torino). Ma la vera arma segreta degli inquirenti è la squadra dei consulenti. Sei in tutto. I cui studi sono già ammonticchiati sul tavolo dei magistrati. È sulla base del loro lavoro che De Benedetti & c. continuano a essere indagati. Si tratta di sei esperti di igiene industriale, di epidemiologia e di medicina del lavoro. Alcuni di loro, a quanto risulta a Libero, hanno fatto parte della squadra di Guariniello nel processo Eternit. Tra i nomi che circolano ci sono anche quelli di due professionisti consultati nei precedenti processi Olivetti. Di chi si tratta? Del toscano Massimiliano Bugiani, chirurgo specializzato in malattie dell'apparato respiratorio e medicina del lavoro. Anche lui in passato ha collaborato con Guariniello. Un altro studioso di cose olivettiane è l'ingegner Luigi Tirrito. Nel procedimento contro Beltrami e i fratelli De Benedetti venne incaricato di riferire «quali misure di sicurezza si sarebbero dovute utilizzare» per impedire l'inalazione di fibre d'amianto da parte di una delle vittime. Nella documentazione utilizzata da Tirrito si trova una «lettera riservata» del 1989 (De Benedetti era presidente) firmata da tal ingegner P. Abelli di Olivetti, riguardante alcuni lavori di manutenzione. Si legge: «È risultato confermato che l'intonaco delle varie campate, anche se di aspetto diverso da campata a campata, contiene fibre d'amianto. (…) Premesso quanto sopra riteniamo che in occasione della sistemazione dell'area si debba escludere, considerata la forma del materiale, l'asportazione e prevedere un buon intervento di mantenimento. Allo scopo si consiglia di applicare una mano di adesivo che fissi le eventuali fibre in via di distacco previo rattoppo, con scagliola o materiali simili nelle zone visibilmente danneggiate». Una medesima pezza era stata posta nella sede centrale, la Ico. Si tutelava così la salute dei lavoratori in Olivetti nel 1989. L'ultima consulenza consegnata in procura sarebbe quella riguardante la catena di comando in Olivetti, con la mappa certa di divisioni, ruoli e responsabilità. La parte della polizia giudiziaria in questa complicata inchiesta non è svolta da uomini in divisa, ma dai medici dello Spresal, il Servizio prevenzione e sicurezza sugli ambienti di lavoro della Asl 4 di Torino, competente anche su Ivrea. Sono loro i custodi del registro mesoteliomi della Regione Piemonte, il sancta sanctorum di questa indagine. È grazie alle loro segnalazioni che si è innescato il terzo procedimento contro gli ex vertici dell'Olivetti, riguardante almeno 21 presunte vittime. Di venti di queste Libero ha potuto ricostruire l'identità. Si tratta di 17 uomini e 3 donne, di cui  quattro ancora vivi. I superstiti hanno rispettivamente 86, 74, 66 e 64 anni. Una sola è donna. Gli altri sedici sono morti tra il 2003 e il 2013, in età compresa tra i 59 e gli 82 anni. Cinque avevano meno di settant'anni. Tutte le vittime sono piemontesi, salvo due veneti. Di loro, come detto, si sta occupando lo Spresal. Il direttore è un esperto di medicina del lavoro, il cinquantasettenne Lauro Reviglione, che raggiunto da Libero, dichiara: «Io sono il coordinatore, sul campo stanno lavorando altri medici». Il loro quartier generale è al secondo piano del nuovo tribunale, sopra alle stanze dei giudici di pace. È qui che si sta decidendo la sorte degli imputati eccellenti di questo nuovo processo all'amianto. di Giacomo Amadori

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